La Magna Grecia
L’espansione greca dall’VIII al III secolo avanti Cristo portò alla fondazione di numerose città sulle coste dell’Italia Meridionale e della Sicilia; col passar del tempo, alcune di esse divennero addirittura più prospere di quelle della madrepatria, tanto da prendere il nome di «Magna Grecia» («Grande Grecia»)

Immaginiamo di trovarci sul molo di una città greca, un giorno qualsiasi dell’VIII secolo avanti Cristo. Una gran folla è raccolta per salutare una nave pronta per la partenza. Sulla nave è imbarcato un gruppo di abitanti di quella città, quasi tutti giovani robusti e intraprendenti che vanno in cerca di fortuna al di là del mare: perché la Grecia è una terra piccola e montuosa, e le campagne, i pascoli, i corsi d’acqua sono scarsi; solo il mare è presente ovunque, e il mare invita a navigare, a recarsi lontano in cerca di nuove terre e nuovi mercati. Il Governo della città ha dato loro un capo, che ha già visitato la terra dove dovranno recarsi e farà da guida all’intero gruppo, manterrà la disciplina, distribuirà i compiti; a lui i sacerdoti hanno affidato il «sacro fuoco» prelevato dal tempio, che sarà portato nella nuova terra e mantenuto acceso anche laggiù: quel fuoco diverrà, per gli immigrati, il simbolo della patria lontana.

La navigazione attraverso il Mar Ionio non è lunga oggi ma non era molto lunga neppure in quei giorni lontani: dopo qualche giorno la nave giunge in vista della costa siciliana e comincia a cercare il luogo adatto dove approdare e stabilirsi. È il compito più importante: trovare una promettente distesa di terra fertile.

Sotto la guida del capo, la nave esplora la costa del nuovo Paese, penetra nelle insenature, controlla che le acque siano libere da scogliere pericolose, che le spiagge siano facilmente accessibili e adatte alla costruzione di un porto; si sbarca qua e là per esplorare l’entroterra, si osserva se sia ricco d’acqua, di pascoli e di legname. Finalmente viene trovato il luogo giusto: si approda, si tira la nave a secco sul lido e si scarica tutto il materiale che colma la stiva – attrezzi da lavoro per i falegnami, per i fabbri, per i muratori, per i contadini, e poi scorte di viveri, sementi, armi. Si costruisce un altare, si sacrifica agli dèi perché proteggano la città che sta per nascere: in cambio del loro aiuto gli abitanti promettono di innalzare al più presto un tempio, come quello che avevano in patria. Tutto deve assomigliare il più possibile al modello della propria terra lontana: ai colli e ai fiumi vicini si dà il nome dei colli e dei fiumi della patria, si tracciano le vie e si costruiscono le prime case avendo la cura di farle identiche a quelle della città natale. Più tardi, quando le campagne daranno i primi raccolti e sarà assicurata un’esistenza tranquilla, si manderanno a prendere le donne e i fanciulli, e una flotta manterrà di continuo il collegamento fra la vecchia e la nuova città. Molta altra gente verrà ad abitare quaggiù, molti bambini verranno al mondo in questa stessa città, figli di Greci, nati fuori dalla Grecia; per questi fanciulli saranno organizzate scuole dove si insegnerà il greco.

Così nasceva e si ingrandiva una delle tante «colonie» fondate dai Greci sulle coste dell’attuale Turchia, del Mar Nero, del Nord Africa, dell’Italia Meridionale, della Sicilia, della Corsica, della Francia e della Spagna Meridionali, che col passare dei decenni e poi dei secoli poteva anche divenire più ricca, più grande e più bella della città da cui erano partiti i primi coraggiosi pionieri.

Qualche volta le colonie sorgevano come semplice deposito di mercanzie: i mercanti marittimi greci che si recavano a vendere i loro prodotti alle altre popolazioni del Mediterraneo avevano bisogno di creare, in quelle terre, dei porti dove far approdare le loro navi cariche e dei magazzini dove depositare le loro merci. Accanto ai depositi si edificavano le abitazioni per i custodi, gli uffici per i «rappresentanti di commercio» e le case per le loro famiglie, oltre ad una caserma per un nucleo di soldati nel caso che qualche popolazione «indigena» – o qualche gruppo di pirati – volesse impadronirsi del contenuto dei magazzini senza... il regolare pagamento. Questa specie di base commerciale fu il nucleo commerciale di numerose città greche. Molte altre volte si trattava invece di una migrazione organizzata col preciso scopo di trovare uno sfogo all’eccesso di popolazione.

Le colonie sorte sulle coste dell’Italia Meridionale e della Sicilia raggiunsero un tale grado di prosperità e di grandezza da fregiarsi del nome di «Magna Grecia», quasi a significare che la «grande Grecia» era lì, sulle coste italiane. La ricchezza permise a quelle città di erigere edifici meravigliosi, soprattutto templi e teatri che, a giudicare dalle rovine che ci restano, dovevano essere di una bellezza superba; in seguito, i Romani spesso riadattarono e restaurarono le costruzioni greche.

La Magna Grecia

Sul Mar Ionio sorsero Taranto, Metaponto, Eraclea, Sibari, Turii, Crotone, Locri, Reggio; sul Mar Tirreno furono fondate Poseidonia, Cuma e Neapolis (Napoli: il suo nome significa semplicemente «Città Nuova»).

Sibari, posta sulla più breve via di comunicazione fra lo Ionio e il Tirreno, e divenuta quindi un punto di incontro e di scambio fra le merci provenienti dall’Occidente e quelle dell’Oriente, era famosa per l’eccezionale ricchezza dei suoi abitanti. Ad una invidiabile posizione commerciale la città univa infatti la fortuna di avere intorno una campagna fertilissima: grano, olio, vino venivano prodotti in quantità prodigiosa; i pascoli permettevano redditizi allevamenti di pecore; grandi allevamenti di api producevano miele e cera in abbondanza; le foreste della Sila fornivano selvaggina e legname eccellenti. Con tutti questi beni, Sibari divenne in breve tempo una sorta di «Paese della cuccagna», e i suoi abitanti giunsero ad un tale grado di raffinatezza da far allontanare dalla città tutti i mestieri rumorosi (fabbri, calderai, falegnami e via dicendo).

Altrettanto ricche e fiorenti furono le colonie sorte in Sicilia (chiamata «Trinacria» o «terra a forma di triangolo»): Zancle (Messina), Catania, Nasso, Siracusa e Taormina sulla costa orientale; Gela, Selinunte e Agrigento a Sud; Segesta, Tindari e Imera a Nord.

La città più ricca di storia della Sicilia è Siracusa, fondata dai Greci nell’VIII secolo avanti Cristo sull’isoletta di Ortigia che ospita il centro della città moderna; anticamente era più estesa di oggi e comprendeva i quartieri di Achradina, Tyche, Neapolis, Epipolae («quartieri alti»): ora questi quartieri non esistono più e al loro posto sono rimasti numerosi monumenti. Siracusa non fu soltanto potente: fu anche un centro importantissimo di studi e di arti. Il Duomo è costruito su un antico tempio, detto di Atena, di cui sono visibili le colonne: questo tempio aveva porte d’avorio e d’oro, e in alto, sul timpano, vi era lo scudo dorato della dea Atena che si scorgeva dal mare a distanza ed indicava la via ai naviganti. Il teatro greco della città è uno dei più grandi teatri antichi: misura 138 metri di diametro e sui suoi 61 gradoni potevano star sedute 15.000 persone. Il castello Eurialo (Euryelos, «chiodo dalla larga base») è la più bella e completa opera militare dell’epoca greca: una fortezza di 15.000 chilometri quadrati di superficie, fatta erigere in sei anni dal tiranno Dionigi il Vecchio per difendere la città contro i Cartaginesi.

Castello Eurialo

Il Castello Eurialo a Siracusa (Italia): bastione e pentapylon

Taormina venne fondata nel 358 avanti Cristo dal Greco Andromaco. Questa città si trova in un luogo eccezionalmente bello, fra il mare e lo sfondo solenne dell’Etna. La città antica aveva l’acropoli (cittadella di difesa) sulla vetta del Monte Tauro; dove era il suo centro ora si trovano i resti del teatro greco e del piccolo teatro romano. Il teatro greco di Taormina è per vastità il secondo dei teatri antichi in Sicilia (il diametro massimo misura 109 metri); i Greci vi facevano eseguire recite teatrali mentre i Romani, che lo ricostruirono, lo adibirono a spettacoli di gladiatori.

I fondatori di Gela furono abitanti di Creta e di Rodi, approdati su queste rive nel 689 avanti Cristo. Vi sono importanti avanzi di fortificazioni greche costruite probabilmente nel V secolo avanti Cristo; Gela è nota per i suoi vasi greci che sono custoditi in molti musei italiani ed europei.

Uno dei luoghi più suggestivi della Sicilia e uno dei più importanti sotto l’aspetto archeologico è Selinunte; il suo nome deriva dalla parola greca «sèlinon» che sta ad indicare il sedano selvatico, una pianta molto diffusa nella zona. La sua maggiore prosperità si ebbe nel VI secolo avanti Cristo, quando vennero eretti i grandi templi di cui rimangono molte rovine.

Tempio C di Selinunte

Il Tempio C a Selinunte (Italia)

La città di Agrigento fu fondata da una colonia di Geloi (abitanti di Gela) nel 582 avanti Cristo. Nell’epoca del suo massimo splendore si stima che abbia raggiunto i 200.000 abitanti. Si arricchì di splendidi monumenti costruiti nella cosiddetta «Valle dei templi», di cui uno dei meglio conservati è il tempio della Concordia: eretto nella prima metà del V secolo avanti Cristo, appartiene al cosiddetto «ordine dorico» caratterizzato da una grande semplicità e dall’armonia delle proporzioni fra gli elementi che compongono l’edificio (colonne, capitelli, architrave); questi elementi essenziali funzionano anche come unici motivi decorativi. Così uno storico antico ci descrive l’economia di Agrigento: «Nessuna regione aveva vigneti paragonabili a quelli del territorio di Agrigento, né era facile vedere altrove ulivi tanto belli. Dei prodotti del suolo gli agricoltori esportavano gran parte a Cartagine; in compenso ricevevano molto argento, per cui divennero ricchissimi».

Tempio della Concordia di Agrigento

Il Tempio della Concordia ad Agrigento (Italia), lato occidentale

Segesta venne fondata forse fin dal XII secolo avanti Cristo. Dopo molte vicende fu distrutta dai Saraceni nel X secolo dell’Era Volgare. Oggi rimane di quella città un magnifico tempio ancora in ottime condizioni di conservazione; accanto sorge un teatro con 20 file di sedili scavati nella roccia viva.

Le rovine di Tindari stanno presso il capo che porta lo stesso nome: fondata da Dionigi I nel 396 avanti Cristo, la città fu distrutta dai Saraceni. Sono ancora conservate mura antiche con torri e una porta principale; gli scavi del secolo scorso hanno messo in luce una basilica di epoca romana e un teatro greco.

Come possiamo vedere da quanto appena detto, per ammirare il maggior numero di capolavori dell’architettura greca, non è in Grecia che bisogna recarsi, ma nell’Italia Meridionale ed in Sicilia, là dove fiorì, fra l’VIII ed il III secolo avanti Cristo, la straordinaria civiltà della «Magna Grecia».

(marzo 2017)

Tag: Simone Valtorta, Magna Grecia, Grecia antica, polis, colonie greche in Italia Meridionale, Mar Ionio, Sibari, Siracusa, Taormina, colonie greche in Sicilia, Gela, Selinunte, Agrigento, Segesta, Tindari, Valle dei templi.