Il «caso Persano»
L’Ammiraglio che nasconde verità scomode del Primo Risorgimento

Siamo sicuri che il Risorgimento Federale fosse una chimera? Che lo stesso Piemonte unitamente agli Stati Italiani che non facevano Asburgo, Vaticano compreso, non tifassero per una soluzione federale concreta della Penisola, e non solo? Che non si siano incrementati i contatti con gli ambienti partenopei e allargati al resto d’Italia con le fronde rivoluzionare anche pesantemente nascoste?

Un tentativo il mio di ricostruire, per chi vuole leggerlo in rete, a ogni costo, un futuro storiografico significante.

Il conte Carlo Pellion di Persano, nato a Vercelli nel 1806 e deceduto a Torino nel 1883, è figura da riscoprire. La celebre battaglia di Lissa che ne decretò una «debacle» assoluta non rende giustizia del personaggio.

Il padre era Luigi Amedeo Pellion di Persano e la madre Maria Cristina dei conti Rege de Gifflenga.

I Rege de Gifflenga erano una famiglia nobiliare vercellese, città dove ancora possiamo ammirare quello che fu il loro palazzo fino al 1818, recentemente restaurato.

Il Generale Alessandro Rege de Gifflenga ebbe un ruolo importante durante il periodo napoleonico. Infatti egli divenne il più importante Generale Piemontese dell’esercito napoleonico, salvo poi rivedere le sue posizioni. Molto controverse al riguardo le vicende del periodo. Rege de Gifflenga, appare da lettera che ho rintracciato ancora collaborante con Napoleone, o meglio col di lui figliastro Eugene, con cui fu a lungo in rapporti epistolari ancora nel 1815. Il conte Fabrizio Lazzari, suo nipote, grande amico di Carlo Alberto di Savoia e suo Ministro dell’Interno a partire dal 1831, in quell’anno fatidico era ancora in sintonia con gli ambienti napoleonici, come appare appunto dalla lettera che ho rintracciato[1]. Il bacino di riferimento del futuro Ammiraglio Persano era dunque questo.

Intrapresa la carriera in marina, il nostro partecipò dunque durante la Prima Guerra d’Indipendenza al bombardamento dei forti di Caorle e Santa Margherita, il 10 giugno 1848. Grazie a queste sue imprese divenne nel 1859 contrammiraglio della flotta sarda della quale nel 1860 ebbe il comando.

Da spendere qualche parola in più su tale flotta.

Sappiamo che il Regno di Sardegna non aveva una flotta imponente. Tuttavia già Carlo Felice si era prodigato per costituirne una di un certo rilievo, conscio che lo Stato Sabaudo con l’acquisizione di Genova non poteva né doveva esimersi dall’avere sul Mediterraneo un suo ruolo.

Questo è un punto molto controverso. Il personaggio della mia tesi, Padre Gioacchino Prosperi, espulso in via ufficiale dal Piemonte nel 1834 dopo aver a lungo abitato in Piemonte, fu incriminato quell’anno per una frase della sua Orazione funebre scritta, letta e pubblicata in memoria di Carlo Felice nel 1831.

Che cosa conteneva davvero quell’Orazione? Un preciso riferimento alla flotta che l’ex Sovrano Piemontese aveva voluto sostenere.

Affermare che Casa Savoia intendeva mettersi scopertamente in gioco nelle vicende del periodo grazie a una efficiente flotta significava ammettere la voglia di espandersi della Dinastia stessa. E soprattutto la sua collaborazione con gli Inglesi. Ma significa anche ammettere che in Vaticano qualcuno collaborava con la cattolicissima dinastia piemontese. Anche con i Borbone napoletani? O col Borbone che regnava in Lucca?

Per questo motivo Padre Prosperi fu fermato e dovette proseguire il suo viaggio altrove, non in Piemonte, almeno in via ufficiale.

Se leggiamo le lettere confidenziali di quegli anni di Carlo Alberto di Savoia ci accorgiamo subito degli innumerevoli suoi spostamenti tra Genova e la Sardegna e dei passaggi piuttosto ravvicinati dello stesso in zona porto di Bastia, in Corsica. Terra quest’ultima liminare, di confine. Luogo politico e rivoluzionario insieme.

Carlo Persano nel 1848 pare abbia in Genova anche aiutato un controverso e singolare personaggio, l’Ingegnere Ermete Pierotti di cui ho discusso in rete, a fuggire in Terra Santa, partendo proprio da Genova. Possibile?

I Rege de Gifflenga non solo erano in comunione con quel Lorenzo Pierotti cui ho fatto cenno, che con Ermete aveva stretta assonanza; ma i cugini stessi di Ermete in Castiglione Garfagnana, avevano comunione con la famiglia Incisa Ponzone Beccaria di Alessandria, che ben conosceva e frequentava sia i Rege de Gifflenga che l’Ammiraglio Persano.

Fu così che dopo la «debacle» di Lissa nella Terza Guerra d’Indipendenza, di cui l’Ammiraglio fu opportunamente accusato, Persano si fece processare in un primo momento a Lucca. Qui pensava di trovare maggiore sostegno? Sicuramente qui fu assolto. Per subire successivamente, su ricorso, una condanna.

Ma la sua carriera partiva da lontano e non fu sempre così miserevole.

Accennavo alla volontà del Re Carlo Felice di creare una imponente flotta militare per sostenere grazie a Genova la marina sabauda. Padre Gioacchino Prosperi diceva la verità nella sua Orazione funebre. In combutta i Savoia con la marina inglese. E non solo loro.

A partire dal 1822 Carlo Persano ebbe il suo primo imbarco come guardiamarina sulla fregata Cristina[2] in Genova per aver frequentato qui la Scuola di Marina. E nel 1825 agli ordini del comandante Francesco Sivori partecipò a una incursione nel porto di Tripoli per risolvere una disputa tra il Re e il Bey di quella città.

La marina sarda più di quanto si creda era presente nel Mediterraneo del tempo. I Sovrani erano legati agli ambienti inglesi. Per l’occasione, il Persano si fece ben valere, come descrive anche uno storico non proprio favorevole al Persano, Carlo Randaccio.

Promosso tenente di Vascello, fu inviato a Londra per sorvegliare la costruzione della fregata Ichnusa. Come la birra che è oggi così nota.

La fregata sarda già preannuncia non solo quella che davvero era la politica di Carlo Felice, ma anche quelle che erano le intenzioni non troppo velate della marina inglese. Gli Inglesi volevano assolutamente costruire un domani imprenditoriale e sostenere nel Mediterraneo realtà politiche confacenti con la rivoluzione industriale che stavano sviluppando in Patria. Naturalmente la volontà federalista non solo sabauda ma anche vaticana e degli stessi Borboni, ossia di tutti coloro che non facevano Asburgo, la storiografia ufficiale l’ha del tutto oscurata. I vincitori hanno proposto una loro versione dei fatti completamente distorta rispetto alla realtà. Suggerisco di leggersi i carteggi di Carlo Alberto di Savoia. Il giovane principe faceva la spola tra Genova e la Sardegna e nel 1830 temeva che il cugino Carlo Ludovico di Borbone-Parma ardisse a diventare il Re d’Italia, anche lui sempre presente nei consessi londinesi. Erano autentici amici-nemici e quando Carlo Alberto sulla sua nave passava davanti al porto di Bastia per raggiungere Genova, osservava nel porto le manovre di quelle truppe che contenevano al loro interno quei patrioti cari sia a Lui che a Carlo Ludovico di Borbone-Parma, ma anche a personaggi vaticani come i Pacca che collaboravano alacremente con gli eredi Bonaparte mazziniani che nell’Isola Bella avevano sviluppato un partito bonapartista córso di tutto rispetto, incline a votare e votarsi per un’indipendenza isolana favorevole a una annessione con gli Stati Italiani pronti a sferrare l’attacco decisivo alle truppe asburgiche nemiche.

Verità scomode che la storiografia ufficiale ben si guarda dal delineare. Un personaggio come l’Ammiraglio Persano, che per inciso, ribadiamolo, si fece negli anni immediatamente posteriori all’Unità processare a Lucca, salvo poi dover venir nuovamente processato per i gravi fatti di Lissa, sperava che a Lucca, territorio a lui favorevole, gli permettessero un’assoluzione magari definitiva.

Persano al di là dei suoi errori non è inquadrato comunque nella giusta luce. Non divenne Ammiraglio solo per raccomandazione. Aveva al suo attivo innumerevoli successi nascosti alla stregua delle affermazioni di Padre Prosperi sulla flotta sabauda del tempo, flotta rispettata e rispettabile. Naturalmente Persano non finì i suoi giorni in disgrazia. Di fatto venne pienamente integrato e il Parlamento del neonato Stato Unitario fu la sua cornice di riferimento.


Note

1 Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, «Carteggi Vari», Lettera di Lorenzo Pierotti all’abate Ranieri Zucchelli.

2 La Regina moglie di Carlo Felice.

(gennaio 2023)

Tag: Elena Pierotti, Carlo Persano, Lissa, Bartolomeo Pacca, Carlo Ludovico di Borbone-Parma, Carlo Alberto di Savoia, Fabrizio Lazzari.