Ermete Pierotti, il René Belloq non celebrato in Patria
Solo un ingegnere dell’esercito sabaudo l’«alter ego» di Indiana Jones?

In un recente e interessantissimo articolo pubblicato su un sito israleliano[1] il personaggio di Ermete Pierotti, da me trattato qualche anno fa[2] sul sito www.storico.org, è stato descritto come un precursore dei fantastici protagonisti di Indiana Jones. Paragonato a René Belloq, contrapposto a quel Charles Warren che come esploratore inglese in Terra Santa trovava sempre a precederlo quel René Belloq francese che misteriosamente aveva già esplorato o si era impossessato di segreti ancora non del tutto definibili.

In effetti Ermete Pierotti, concordo con l’autore, ricorda da vicino René Belloq.

Vissuto in Palestina a lungo dopo la sua fuga da Genova, avvenuta nel 1849 perché inseguito da un’accusa di aggiotaggio, qui «fece fortuna» grazie ai suoi legami in contemporanea con i Padri Francescani del luogo, presso cui lavorò, ma soprattutto grazie alle sue capacità di ingegnere idraulico, assunto dal Pascià, a cui i suoi servigi portarono la costruzione dell’attuale acquedotto di Gerusalemme. Ermete in quel periodo finanziava addirittura il celebre esploratore italiano Miani, coinvolto quest’ultimo in fasi salienti del Risorgimento Italiano e come lui desideroso di esplorare ulteriormente quei luoghi.

Particolare coincidenza, anche Ermete era stato coinvolto nella campagna italiana del 1849 in qualità di ingegnere appartenente all’esercito sabaudo.

Traiamo da una pubblicazione del periodo che era stato al comando ad Arona, sul Lago Maggiore, come Capitano della Quarta Zappatori del Genio militare sabaudo facente capo alla Divisione provvisoria, diretta da Alfonso La Marmora.[3]

Ruolo brillante il suo, di comando. Strano assai che il nostro si sia lasciato cogliere in fallo proprio in un momento di assoluta gloria con l’accusa di aggiotaggio.

Accusa che rappresenta uno dei numerosi buchi neri del personaggio, che mai sono stati davvero risolti. Le successive sentenze porteranno negli anni Sessanta del XIX secolo a una condanna a un anno di carcere, mai scontato e lo stesso processo era avvenuto su richiesta del diretto interessato, al fine di evitare il proseguo delle malelingue a suo carico. Mai nessuno ha davvero compreso la portata e veridicità delle accuse.[4]

Ermete visse indisturbato dovunque in Europa e in Medio Oriente. Molto coinvolti nelle vicende anche esploratori americani, ma al momento non saprei affermare se Ermete si fosse recato nel Nuovo Mondo.

Egli risulta residente già dagli anni Cinquanta del XIX secolo a Parigi. I suoi continui viaggi e spostamenti in tutta Europa, Patria compresa, lasciano presagire che le accuse a lui mosse fossero state parecchio strumentali e strumentalizzate.

Infatti l’amicizia con Casa Savoia non venne mai meno, tanto che nel 1870 Pierotti pubblicò un libro dal titolo Il potere temporale dei Papi al cospetto del tribunale della Verità in cui, davvero critico verso il potere temporale, pur essendo egli di estrazione cattolico-liberale, e di antica nobiltà, elogiava ampiamente Casa Savoia, in particolare Sua Maestà Re Vittorio Emanuele II di cui sappiamo essere stato amico, come appare dai documenti rintracciati.[5]

Dunque l’esploratore Miani e coloro che sostennero in Patria Miani che, a differenza di Ermete, è tutt’oggi un eroe agli occhi dei più, faceva un gioco sporco in Palestina accusando il nostro, il quale comunque, per nulla impensierito da tali accuse, volle non solo essere processato, ma continuare nella sua opera di divulgatore cattolico-liberale critico e insieme partecipe di sue teorie e ricerche in Terra Santa, addirittura inoltrandosi nei cunicoli del Tempio.

Ermete fu infatti l’ultimo occidentale ad avventurarsi in tali cunicoli poiché ivi ammesso dal Pascià a cui prestava i suoi servigi. E, stranamente, gli attuali mezzi disponibili a raggi laser che gli scienziati adoperano nella nostra epoca, fotografano e confermano le ricerche di Ermete anche se nel XIX secolo il valente ingegnere non aveva a disposizione tali tecnologie.

Chi era dunque il nostro? Uno scienziato, matematico e cartografo davvero preparato e fuori dagli schemi, questa una certezza.

Possiamo paragonarlo a René Belloq? Divenne in effetti dagli anni Cinquanta del XIX secolo cittadino francese, residente ufficialmente e continuativamente a Parigi.

Qui si apre un capitolo davvero interessante al riguardo. Ermete risiedeva in Rue de Beaune, ai numeri civici 31, 32 e 33 come compare in rete.[6] Qui egli aveva casa e bottega, diremmo noi. Si tratta di palazzi signorili, vicino alla Senna e in prossimità dell’Ile de la Cité.

Sfuggono indubitabilmente questi legami, probabilmente ancestrali, di Ermete con la città di Parigi.

Alcuni indizi comunque ci sono. Fu vicinissimo a Napoleone III come appare in una sua pubblicazione citata.[7] Pubblicava peraltro, stando a quanto ivi rintracciato, presso la tipografia Rothschild, la stessa con cui Napoleone III aveva familiarità. Qui credo non ci sia molto da sbizzarrirsi. I suoi cugini lucchesi[8] a Benabbio, Bagni di Lucca, nel 1834 e da documenti d’archivio presenti all’Archivio di Stato di Lucca nel 1837, erano in comunione proprio con i Bonaparte mazziniani, non ultimo l’allora Luigi Napoleone Bonaparte.

Rue de Beaune non è luogo qualsiasi a Parigi. Beaune è una importante città fortificata francese presente in Borgogna. Una singolare cappella appartenuta all’Ordine Templare, che era ivi presente, si trova traslata al Metropolitan Museum di New York. Lì dobbiamo andarla ad ammirare. Il Nuovo Mondo evidentemente ritorna.

Un congiunto di Ermete, a lui contemporaneo, il pittore Giuseppe Pierotti di Castelnuovo Garfagnana (Ermete era originario della vicina Pieve Fosciana e studi recenti dimostrano la comunione tra queste famiglie limitrofe) scrisse a Gino Capponi, la cui famiglia aveva a lungo retto l’Ordine Medievale Altopascese del Tau: «Capponi mio, il cavaliere è tuo non è mio».[9] Gli scavi archeologici del 1200 in Castelnuovo Garfagnana citati da Giuseppe Pierotti vedevano una sorta di disputa tra i due amici toscani di lungo corso.

Pierotti aveva ragione, lo scheletro del cavaliere ritrovato in quel frangente era Tau e non appartenente all’Ordine dei suoi avi. Naturalmente egli non cita l’Ordine di appartenenza della sua famiglia: Gino Capponi ben conosceva tale appartenenza, che noi contemporanei ignoriamo.

Giuseppe Pierotti come Ermete frequentò nei medesimi anni sia Londra che il Nuovo Mondo, come importanti sue opere attestano. Ermete nei documenti viene sempre citato come «Docteur le Chevalier».

Si tratta di suggestivi indizi, mai smentiti però da alcuno. Con relative documentazioni.

A Lucca una celebre dinastia nobiliare, quella dei Santini, aveva avuto legami anche con la Mediavalle e con la Garfagnana, pare coinvolta in queste vicende.

In Borgo a Mozzano un bel palazzo li ricorda. Palazzo Santini a Lucca è la sede del Comune. Villa Torrigiani, in quel di Lucca, celebre perché definita la Versailles della Toscana, era appartenuta ai Santini.

Però al Borgo, in Media Valle del Serchio, apparentamenti del XIX secolo ci riportano al locale signor Pellegrini, avvocato di estrazione borghese ma appartenente a una importante famiglia «in loco» che aveva tutte le carte del luogo e ricchezze a partire dal Quattrocento, e che sposò una Teresa Pierotti di Motrone.

L’avvocato Pellegrini di madre faceva Santini.

Anche in Castiglione Garfagnana la famiglia Santini aveva importanti proprietà e qui un celebre pittore vissuto tra XIX e XX secolo, Giovanni Battista Santini, omonimo di suo un predecessore del Quattrocento ritratto quest’ultimo in un celebre quadro,[10] aveva comunione con tutta probabilità con Jean Cocteau nella prima metà del XX secolo.

In rete possiamo trovare una lettera appartenuta a Jean Cocteau e spedita a un Santini proprio nel 1936 dal Cairo. Conosciuto il Cocteau per gli interessi di egittologia, condivideva verosimilmente quegli stessi interessi col Santini. Cocteau frequentò a lungo Lucca, in particolare Villa Reale, dove la contessa Pecci lo ospitava. La stessa contessa Pecci in modo molto marcato visse a Parigi e il pittore Santini che la Fondazione Lucchese Ragghianti celebra poteva averla incontrata in quel di Marlia, in Lucchesia. Sono supposizioni ma la lettera del Cocteau e i rimandi familiari dei Santini lo lasciano presagire.

Il Medio Oriente appare di casa lungo la Valle del Serchio. Così come la città di Parigi.

Se Maria Pia Branchi, docente di Storia dell’arte all’Università di Parma, in suoi recenti studi addita i cavalieri lucchesi già nell’XI secolo dopo Cristo molto attivi in Auvergne, transitando da Lucca lungo quella che poi sarà la Via Francigena,[11] allora non stupisce che anche la Borgogna potesse essere molto apprezzata in quel di Lucca. Così come in Mediavalle e Garfagnana.

I cavalierati qui la facevano da padroni. Basti pensare alla famiglia Obizzi, originaria della Borgogna, che trovò ospitalità e gloria proprio in Lucca. Per non parlare a ritroso di Willa di Borgogna, andata in sposa a Bosone, che divenne marchese di Toscana. Accostamenti e antiche comunioni.

L’oggetto delle mie osservazioni resta però Ermete Pierotti, il René Belloq di Toscana e parigina memoria.

Ermete era, oltre che ingegnere, cartografo e geografo. Il Senato della Repubblica Italiana nei suoi archivi ha una sua lettera inviata a Cesare Correnti, che era il direttore della Società Geografica.[12]

Ermete Pierotti pubblicò molto anche nel nostro Paese, soprattutto per i fratelli Pellas, Genovesi. Ma ciò che avvince sono i suoi legami sia con la Francia, dove rimase fino alla morte avvenuta ufficialmente nel 1880, anche se vi ritroviamo sue fresche pubblicazioni ancora nel 1888, che con l’Inghilterra e la Russia.

In Inghilterra era molto amico di un importante membro della Royal Society, il Reverendo Bonney. Ciò a riprova che il cattolico-liberale Ermete era ben voluto anche nel mondo riformato. Bonney era cugino del celebre esploratore inglese che dette il suo nome a un lago in Antartide.

Il Bonney aiutò particolarmente Ermete quando questi si ammalò in Inghilterra e gli permise di pubblicare anche oltre Manica, traducendo egli stesso i suoi scritti. Non sono in grado di decifrare questi legami. Posso dire che i suoi cugini lucchesi ospitarono in Bagni di Lucca a lungo gli Inglesi. E che alcuni di loro erano legati a quel Movimento di Oxford che fino al 1845 ebbe larga diffusione, proponendosi di riavvicinare il mondo riformato inglese alla Roma Papalina.

Ermete viene annoverato da una recente pubblicazione tedesca come una spia dello Zar. Si dice che abbia vissuto a lungo a San Pietroburgo.[13]

Qui si apre un altro capitolo interessante. Per conto di chi Ermete stava a San Pietroburgo? Sappiamo che gli Zar ortodossi fino al 1834 sostennero l’Ordine di Malta, ospitandolo dopo la cacciata da Malta da parte di Napoleone nel 1798. Poi l’Ordine medesimo era stato rinviato a Roma in Via Condotti perché la nomenclatura russa aveva visto un pericolo nell’Ordine medesimo, essendosi gli Zar fattisi prendere troppo la mano nel sostenerlo. Lo Zar era in effetti interessato a mire espansionistiche nel Mar Mediterraneo e alla partita che si giocava in Palestina. I Cavalieri Maltesi potevano fare anche per questo al caso suo?

Ermete fu molto coinvolto nelle vicende palestinesi. Era in amicizia con Ernest Renan, il celebre scrittore francese con cui pubblicò a quattro mani sulla questione.[14] Per essere precisi le mani erano sei, essendo coinvolto nella pubblicazione anche il Conte de Vogue. Se facciamo mente locale, Chambolle Musigny in Borgogna rappresenta i territori del celebre vino del Comte George de Vogue. Che fossero suoi i palazzi siti in Rue de Beaune dove per quasi 40 anni Ermete ha avuto residenza e dove presumibilmente è deceduto, essendo egli morto a Parigi ufficialmente nel 1880? Una supposizione forse non troppo lontana dalla realtà dei fatti.

Sappiamo che nel 1870 Ermete divenne addirittura un comunardo e neppure il cambio di rotta politico in Francia scalfì la sua permanenza e i suoi affari parigini. Il giornalista Ward Sanford da cui ho tratto ragione per pubblicare l’articolo qui esposto definisce Ermete povero, ma in realtà nulla ricondurrebbe a tanta povertà. Non i suoi viaggi del «gran tour» in terra ellenica nel 1849 nonostante fosse ufficialmente un ricercato internazionale quando fuggì da Genova, con l’accusa pendente di aggiotaggio. Con quali denari il povero Ermete, peraltro affatto preoccupato di essere inseguito dalla polizia e ricondotto in Patria, si apprestava a soggiornare un po’ dappertutto in terra ellenica prima di raggiungere la Palestina?

E ancora: tutte queste sue peregrinazioni, sia europee che palestinesi, con quale denaro poteva sostenere se era così povero? Per non parlare della sua permanenza parigina in un luogo che era per ricchi. Forse qui stava in usufrutto, per gentile concessione di qualcuno? Un luogo, Parigi, dove le sue pubblicazioni continuarono «ex novo» a essere edite, anche otto anni dopo la sua morte presunta. Egli tutt’ora ha sue pubblicazioni sparse in ogni dove. E hanno pure un loro mercato. Possibile, con tali premesse, parlare di povertà?

Non stupisce che il nostro René Belloq potesse, con le dovute capatine a casa, perché in Italia pure era di casa, nonostante la pendenza giudiziaria, dedicarsi ai molti suoi interessi e alle corpose frequentazioni.


Note

1 Ward Sanford, «post» in cryforjerusalem.com del 23 aprile 2022.

2 www.storico.org, Un Ingegnere dell’Esercito Sabaudo, 2016.

3 ISSUU, Periodo tra le Campagne del 1848-1849 sul Genio Militare dell’Esercito Sardo prima del 1860, pagina 278.

4 Miani, quando non fu più finanziato da Pierotti, si servì della vecchia questione del 1849 per screditarlo sul piano internazionale.

5 Ermete Pierotti, Il potere temporale dei Papi al cospetto del tribunale della Verità, Genova, Fratelli Pellas, 1870.

6 Bibliotheque nationale de France, Catalogue Des plans de Paris et des cartes conservée à la section des cartes et plans pr Leon Vallée, Paris, libraire ancienne honoré Champion Editeur 5 Quai Macquais, 1908.

7 Ermete Pierotti, Il potere temporale dei Papi al cospetto del tribunale della Verità, Genova, Fratelli Pellas, 1870.

8 Pierotti Garfagnini di Pieve Fosciana e Castelnuovo furono coinvolti nei moti del 1834 e poi ospitati in quel di Borgo a Mozzano e Barga da loro parenti locali una volta che furono dei fuggitivi (studi risorgimentali pubblicati dal dottor Silvio Fioravanti). «In loco» erano presenti proprietà di altri conti lucchesi con lo stesso cognome e che afferivano alle medesime questioni risorgimentali di stampo mazziniano.

9 Biblioteca nazionale Centrale di Firenze, Carteggio Capponi, XI-2.

10 Bergamo, Pinacoteca Carrara, quadro del nobile Giovanni Battista Santini.

11 Maria Pia Branchi, Un esempio di architettura medievale: la pieve di Diecimo, Università di Parma, 2011.

12 Patrimonio Archivio Storico Senato della Repubblica italiana, 6 novembre 1878, Società geografica italiana, Fondo Amministrazione, Presidenza Cesare Correnti, Corrispondenza 1878, II SEMESTRE, 102, Pierotti Ermete autore, Destinazione Roma.

13 Ermete Pierotti in the Russian Service: New biographical Discoveries, autore K. A. Vakh.

14 Macpela, Au tombeau des patriarches à Hebron. Avec appendice concernant M. Le Comte de Vogue & M. Ernest Renan, Edition de France.

(agosto 2023)

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