I Martelli fiorentini
Una dinastia tra architetti e ingegneri che ha fatto la storia della Toscana nel XIX secolo

Non così conosciuti eppure essenziali nelle dinamiche della nostra storia nazionale.

Giuseppe Martelli, architetto fiorentino, nato nel 1792 e deceduto nel 1876, figlio di quel Lorenzo Martelli ingegnere degli ospedali di Firenze. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Firenze ed ebbe particolari contatti con Luigi de Cambray Digny che fu sindaco di Firenze sede del Governo. Viaggiò molto anche in Europa, soprattutto a Parigi, dove conseguì i diplomi di geometria descrittiva, meccanica, idraulica e architettura militare all’Ercole Polytechnique. Fu lui a dirigere i progetti del teatro Metastasio a Prato, della Loggia Reale a Firenze e della chiesa di Santa Maria Assunta a Montecatini Terme. A Firenze ebbe il compito di presiedere alla costruzione di edifici pubblici e di custodire i monumenti statali. Interessante la prima sistemazione del giardino della Villa Puccini di Scornio a Pistoia. Qui progettò il Tempesto Pitagorico. Seguì importanti lavori alla villa di Poggio Imperiale e nel giardino di Boboli sempre a Firenze, operazioni di bonifica nel Granducato Toscano e progettò la ferrovia Leopolda, sempre a Firenze. Restaurò molti palazzi fiorentini tra cui Palazzo Vecchio e Palazzo Medici Riccardi.

Il sindaco Cambray Digny era stato in epoca napoleonica il Governatore di Castelnuovo Garfagnana. E così, con ogni evidenza vista la grande amicizia con l’architetto Giuseppe Martelli, lo fece approdare anche a Bagni di Lucca dove curò i Bagni del luogo. Nessun rapporto parentale con gli altri due Martelli fiorentini, ingegneri di grido che sto per presentare e a lui contemporanei? Può darsi, ma gli ambienti e le persone frequentate esattamente le stesse.

Sarebbe da chiedersi perché in una anonima realtà, per l’epoca, come Castelnuovo Garfagnana, un ragazzo di nobile famiglia locale venisse indirizzato a studi accademici proprio a Firenze alla scuola di Gozzoli in quel periodo. Mi riferisco al pittore e scultore Giuseppe Pierotti (Castelnuovo Garfagnana, 1826-1884) che ebbe altrettanta familiarità insieme ai suoi congiunti con Cambray Digny e dunque col citato architetto Martelli. Ma soprattutto divenne amico e compagno di studi, sempre presso l’Accademia fiorentina, di Giovanni Fattori e Telemaco Signorini, due dei più prestigiosi nomi tra i futuri Macchiaioli.

Il Pratese Carlo Martelli, poi padre di Diego, era nato a Prato nel 1806 e morì a Firenze nel 1861. Anche lui studiò a Firenze e qui risiedette sempre. Il suo lavoro di ingegnere lo portò a spostarsi spesso tra Fivizzano, Peccioli, Volterra e Pisa. Lavorò e pubblicò a lungo per il giornale agrario toscano del Vieusseux pubblicando su interventi per i primi progetti di costruzione di vie ferrate in Toscana. Si occupò di agricoltura e bonifiche. Il suo fu però un mondo culturalmente vasto per frequentazioni e cenacoli. In particolare con Gian Pietro Vieusseux, Giuseppe Giusti, Raffaello Lambruschini, Giuseppe Mazzoni, Silvio Pellico, Pietro Thouar e Atto Vannucci. Sarà poi suo figlio Diego, nato nel 1839, critico d’arte e fondatore a Firenze del Caffè Michelangiolo e amico dei Macchiaioli a cui diede sostegno e ospitalità nella sua grande tenuta di Castiglioncello ereditata da suo padre Carlo nel 1861, a portare avanti questa vasta tradizione culturale.

I Martelli fiorentini tutti avevano largamente sostenuto l’epopea napoleonica e quello che essa aveva rappresentato, ossia sposare il nuovo politicamente e culturalmente. Stesso mondo e stesse idealità per il pittore Giuseppe Pierotti di Castelnuovo Garfagnana che frequentò quei luoghi che appartennero ai Martelli. Giuseppe visse in Via delle Ruote, fortezza da basso, luogo deputato agli artisti dove anche nel XX secolo abitarono personaggi fiorentini legati al mondo della poesia e della letteratura. Una lapide «in loco» lo ricorda. Giuseppe Pierotti oggi ai più come artista è del tutto sconosciuto, eppure i suoi dipinti e le sue sculture sono in vendita e hanno mercato. Nel XIX secolo era celebre e cercava di piazzare le sue opere anche col concorso del caro amico Telemaco Signorini. Come una lettera rinvenuta attesta. Partecipando nel 1855 all’esposizione universale di Parigi e frequentando anche Londra e il Nuovo Mondo. Oltre al Caffè Michelangiolo a Firenze. E il cenacolo di Diego Martelli a Castiglioncello, quello che oggi è Villa Pasquini.

Non è dato sapere, eppure le amicizie e sue relazioni tendono a non escluderlo. Solo l’incuria ha costituito ragione per dimenticare del tutto il personaggio che ritroviamo nelle memorie dello stesso Angelo de Goubernatis come la Fondazione Matteucci di Viareggio ricorda?

Non penso, visti i risvolti politici suoi e dei suoi familiari. A ogni modo, ricercare nei chiaro scuri che caratterizzarono le sue tele quella comunione con gli amici macchiaioli che furono i precursori dell’impressionismo europeo merita un occhio attento e vigile. In questo Diego Martelli seppe essere maestro e costruire le solide basi di una cittadina, Castiglioncello appunto, che nel XX secolo sarà cuore della cinematografia italiana col Sorpasso di Dino Risi e le frequentazioni dei nomi più prestigiosi del periodo tra cui Alberto Sordi, Vittorio Gassman, solo per citarne due celeberrimi. Alcune strade della cittadina marittima toscana portano proprio il loro nome. La lungimiranza e la grande laboriosità dei Martelli fiorentini ne determinarono il successo. Ancora nei nostri giorni lo rintracciamo con forza, enormemente, con un suo speciale fascino.

(marzo 2024)

Tag: Elena Pierotti, Giuseppe Martelli, Diego Martelli, Luigi di Cambray Digny, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Giuseppe Pierotti, Raffaello Lambruschi, Vincenzo Antinori, Cosimo Ridolfi, Gian Pietro Vieusseux, Dino Risi, Vittorio Gassman, Alberto Sordi.