L’ultima peste italiana
Un’epidemia violenta infuriò nel Mezzogiorno d’Italia nel 1815-1816, provocando diverse centinaia di vittime in una popolazione di poche migliaia di abitanti

La storia del mondo ha conosciuto frequenti e terribili emergenze di salute pubblica, a cominciare dalle epidemie di peste, alcune delle quali immortalate dalla letteratura: si ricordino, fra le tante, quella del 1348 di cui all’opera di Giovanni Boccaccio, o quella del 1630 che vive indelebilmente nelle celebri pagine manzoniane. In tempi più lontani, l’argomento era stato trattato anche da Tucidide nella descrizione della peste ateniese del 430 avanti Cristo in cui era scomparso Pericle, e prima ancora, nel libro biblico di Samuele.

La peste ha modificato sensibilmente gli assetti etnici e demografici anche in Italia: ad esempio, è ciò che accadde nell’Alto Adriatico quando la Repubblica di Venezia dovette sopperire con forti immigrazioni slave in Istria e Dalmazia ai vuoti abissali scavati dalle epidemie nel tessuto sociale del territorio. Si tratta di un fenomeno le cui conseguenze indirette si sono fatte sentire sino ai nostri giorni.

Nello scorcio conclusivo del 1815, al tempo dell’estremo tentativo di Gioacchino Murat tragicamente concluso a Pizzo, il Mezzogiorno d’Italia fu teatro dell’ultima peste italiana, scoppiata nelle Puglie in agro di Noja e protrattasi sino ai primi mesi dell’anno successivo, con oltre 700 vittime su una popolazione di circa 5.000 abitanti. Ancora oggi, quell’epidemia si considera l’ultima importante manifestazione del morbo pestilenziale in Europa, mentre nel Terzo Mondo il rischio è tutt’altro che superato, come attestano, persino nel nuovo millennio, le sue tristi reviviscenze, specialmente in India e nel Madagascar.

Noja è l’odierna Noicattaro, secondo il nuovo toponimo cittadino deliberato nel 1862 alla luce di raccomandazioni ministeriali finalizzate ad eliminare l’omonimia con un altro Comune Lucano, e ciò in base alla presunzione degli antichi rapporti di una Cattaro pugliese con quella dalmata: e poi confermato nel 1865 nonostante talune perplessità ed esigenze revisionistiche. Ma forse ebbe qualche incidenza non casuale anche il ricordo della «peste di Noja» con la comprensibile voglia di esorcizzarlo, se non altro dal punto di vista semantico.

L’epidemia era stata fortunatamente circoscritta, alla luce di rigide e non meno tragiche misure isolazioniste, al pari di quanto era accaduto a Messina qualche decennio prima, ma il fatto che fosse scoppiata lascia intendere la precarietà delle condizioni igieniche, in un’epoca ancora lontana da accettabili politiche sanitarie e dalla disponibilità degli antibiotici. Non era più tempo degli untori come nel 1630, ma in Italia si moriva ugualmente di peste mentre il Congresso di Vienna statuiva quello che, secondo la volontà dei Sovrani dell’epoca, avrebbe dovuto essere il definitivo assetto europeo.

In realtà, se quella fu l’ultima peste italiana, altre gravi epidemie avrebbero sconvolto il Bel Paese anche in tempi successivi. Basti pensare al colera scoppiato nel 1865 con parecchie migliaia di vittime, segnatamente ad Ancona, proprio mentre si festeggiava il trasferimento del Governo a Firenze; per non dire dell’influenza «spagnola» che aggiunse circa mezzo milione di morti, in tutto il Paese, a quelli della Prima Guerra Mondiale. La sconfitta della peste si era resa possibile con l’individuazione del suo bacillo, ma molto restava da fare nel mondo sul piano della salute pubblica, e l’Italia non faceva eccezione.

Il ricordo delle grandi pestilenze continua a vivere nell’inconscio collettivo come un grande dramma generale ripetutosi nei secoli e nei millenni, e con una fama tanto più viva in quanto perpetuata nella letteratura, ma con la sottile angoscia derivante dall’ineluttabilità di un destino così tragico e dalle possibili ricadute indotte da una globalizzazione indiscriminata.

(settembre 2015)

Tag: Carlo Cesare Montani, Italia, Ottocento, peste italiana, Mezzogiorno d’Italia, Giovanni Boccaccio, Alessandro Manzoni, Tucidide, peste ateniese, Gioacchino Murat, Noicattaro, peste di Noja, peste, epidemia, epidemie, colera, influenza spagnola.