Barbanera
Il pirata delle sceneggiate

La pirateria è un’attività, esercitata in mare, per impossessarsi dei beni che sono trasportati su navi da un porto a un altro per commercio, che finisce, talora, in saccheggi veri e propri, maltrattamenti, sequestri di persone allo scopo di richiesta di riscatti, uccisioni, appropriazione delle navi assaltate o loro affondamento o altro ancora. Viene praticata da gente di mare costituita spesso da marinai che abbandonano la vita su navi mercantili per avviare un’attività più redditizia oppure da prigionieri che scelgono, o sono costretti per aver salva la vita, a entrare a far parte della ciurma che li ha assaliti. La tattica seguita è semplice: ci si avvicina alla preda sotto la bandiera dello stesso Stato della nave-preda, per issare poi quella dei pirati, solitamente un teschio o uno scheletro su fondo nero; a quel punto, la nave, che riteneva di aver incontrato un amico, non aveva scampo: o combattere, se ne aveva i mezzi, o alzare le mani con la speranza di portare a casa la pelle sana.

Sul fatto che la pirateria esista da sempre, cioè da quando l’uomo ha iniziato a spostarsi su vie d’acqua, non ci sono dubbi. Le aree un tempo ritenute le più pericolose erano quelle che avevano certe posizioni geografiche favorevoli ad attacchi e arrembaggi, che non lasciavano scampo alle navi assalite, quali lo Stretto di Gibilterra, il Canale del Mozambico, che separa il Madagascar dalle coste del continente africano nell’Oceano Indiano, lo Stretto di Palk fra India e Sri Lanka, tutti gli anfratti che costellano le isole dell’arcipelago delle Filippine, lo Stretto di Malacca, il complesso dell’Indonesia. E anche la Cina ebbe un suo fenomeno piratesco nel XIX secolo, nel Mar Cinese Meridionale, dove operava un complesso formato da circa 40.000 unità.

Attualmente, sono in parte cambiati i luoghi in cui le navi di passaggio sono assaltate, ma la sostanza non cambia. A differenza del passato, oggi i mezzi a disposizione dei pirati sono imbarcazioni piccole, non in grado di navigare in mare aperto, per cui possono operare solamente in alcune zone; la pirateria si accanisce preferibilmente su navi che trasportano grossi contenitori oppure turisti negli Stretti di Malacca e Singapore, nel Golfo di Aden, nel Corno d’Africa e in alcune aree dei Caraibi.

Però, il periodo nel quale la pirateria riscosse il massimo successo fu quello fra il XVI e il XVIII secolo, con un picco fra il 1580 e il 1720, che rappresentò un’«età dell’oro» nell’area dei Caraibi, cioè nell’ampia zona di Oceano Atlantico compresa fra le isole delle Antille e i paesi bagnati dalle coste orientali degli Stati dell’America Centrale e di quelle nordiche dell’America Meridionale.

Infatti, questo frenetico interesse dei pirati era dovuto all’abbondanza di navi mercantili impiegate nei grandi traffici commerciali esistenti fra gli Stati più potenti dell’Europa e del Nuovo Mondo che, piene di merci sia necessarie sia preziose da esportare e da importare, collegavano i loro porti.

Ciò che maggiormente colpisce è il fatto che la pirateria, in certi casi, era legale: ciò avveniva quando il naviglio aggredito apparteneva a uno Stato nemico. In quel caso, infatti, gli assalitori non erano più pirati, ma facevano la «guerra di corsa», pertanto erano «corsari». A costoro, spesso privati, il Governo forniva la cosiddetta «lettera» o «marca» o «patente di corsa», che era l’autorizzazione ad agire attaccando e catturando navigli di uno Stato con il quale, in quel momento, si era in guerra; e, beninteso, avevano l’appoggio incondizionato dalla terraferma.

Nel mondo della pirateria, che ha infierito per parecchi anni nell’Oceano Atlantico su coloro che lo attraversavano, fece molto parlare e sparlare di sé Edward Teach, nato nel 1680. Della sua vita, prima di divenire famoso come pirata Barbanera («Blackbeard»), si conosce ben poco. Nacque nella città portuale di Bristol, importante punto di collegamento fra la Gran Bretagna e le colonie inglesi del Nord America, secondo alcune fonti, oppure a Port Royal nell’isola di Giamaica, secondo altre. Gli storici non si trovano d’accordo, oltre che sul luogo di nascita, pure sul suo vero cognome, ma non cambia nulla, se ci si accontenta del citato cognome Teach.

Comunque, sicuramente è stato marinaio su una nave corsara, dove si fece le ossa durante la cosiddetta «Guerra della Regina Anna» o «Guerra di Successione Spagnola», combattuta fra il 1702 e il 1713. Quella guerra fu uno dei diversi episodi conflittuali avvenuti nell’Europa del XVIII secolo. Nel 1700, il trono di Spagna stava per rimanere senza titolare, essendo sul letto di morte Carlo II, ultimo degli Asburgo, e come era prevedibile, essendoci diversi personaggi che le varie casate proponevano e che avrebbero potuto sostituirlo, non si intravvedevano soluzioni, per cui la stabilità in Europa vacillava. Si tentò una via di semplificazione, cioè quella che proponeva la suddivisione dell’Impero Spagnolo, ma finì in un nulla di fatto. E meno male, che quando si facevano tutti questi conti, sommando il pro e il contro per ogni singolo personaggio eleggibile, Carlo II, pur essendo allo stremo delle forze, abbia redatto il suo testamento in cui nominò, quale suo successore, il pronipote Felipe, nipote di Luigi XIV, Re di Francia.

Era una mossa che non piacque agli Stati Europei, giacché si sarebbero messi insieme i due più potenti troni d’Europa, mettendo in pericolo la stabilità del continente, però così fu fatto. La sanguinosa guerra si concluse con il trattato di Utrecht, città olandese, cui seguì la suddivisione dell’Impero Spagnolo, favorendo o scontentando un po’ tutti.

Fu allora che Teach si stabilì nell’isola di New Providence nelle Bahamas e, poiché quel luogo era la base del pirata capitano Benjamin Hornigold, approfittò dell’occasione per unirsi a lui, entrando a far parte della sua ciurma. Era il 1716, e a quel tempo Teach era trentaseienne. Hornigold ebbe fiducia nelle capacità di Teach dimostrate in azione, dandogli da governare uno «sloop», un natante munito di un solo albero, frutto di un attacco di pirateria precedente, e insieme parteciparono a diverse azioni piratesche, come dimostrano gli attacchi a una ventina di navi nel giro di un anno e mezzo.

Nel 1717, i due catturarono alcune navi mercantili che erano salpate dall’Avana e dalle Bermuda. E fu in quell’occasione che conobbero il pirata Stede Bonnet, un proprietario terriero, nato a Bridgeton nelle Barbados nel 1688, che aveva ritenuto il mestiere di pirata più redditizio di quello di agricoltore e che, nell’estate del 1717, era passato alla pirateria, dopo essersi fatto costruire un vascello, il Revenge, che armò con 10 cannoni ed equipaggiò con 70 uomini. La sua attività si dimostrò positiva dopo alcuni abbordaggi andati a buon fine, ma durante uno scontro violento con un’imbarcazione spagnola ebbe la peggio e fu costretto a rifugiarsi a Nassau, un vero e proprio covo di pirati di New Providence. Hornigold e Teach lo incontrarono, discussero sul da farsi e Bonnet divenne uno di loro. E, poiché era stato dimostrato che Bonnet scarseggiava di esperienza, Hornigold assunse il comando anche della sua nave. Insieme, poi, depredarono molti vascelli lungo le coste atlantiche del Nord America.

Per Barbanera la data 28 novembre 1717 fu importante, perché riuscì a catturare un grosso vascello, denominato La Concorde, partito dalla Guyana Francese, che ribattezzò con il nome di Queen Anne’s Revenge (Vendetta della Regina Anna), trasformandolo nel suo più potente mezzo d’assalto con l’equipaggiamento di 40 cannoni e cedendo il comando della Revenge a Richards, uno dei suoi pirati.

Dal 1713 La Concorde era usata come nave negriera, cioè dedicata al trasporto di schiavi africani destinati ai pesanti lavori delle piantagioni di cotone e di tabacco degli Stati del Nord America. Quella volta, dopo essere salpata dal porto di Juda nell’attuale Benin con a bordo 516 prigionieri (di cui 61, insieme con 16 uomini dell’equipaggio, morirono durante il viaggio durato otto settimane, a dimostrazione delle condizioni igienico-sanitarie presenti sull’imbarcazione), fu bloccata da Teach, quando era a meno di 200 chilometri dalla Martinica. Egli assunse gli schiavi disposti a diventare pirati e fece sbarcare gli altri, quindi diede una piccola nave, che fu spiritosamente chiamata Mauvaise Rencontre (Brutto Incontro) agli ufficiali; questi presero a bordo gli schiavi che erano a terra, e fecero vela verso la Martinica.

Con le sue attività piratesche, ebbe a disposizione un paio di altre navi, di una delle quali diede il comando a Bonnet, e per governarle, fu necessario assumere altri pirati.

Fra il 1717 e il 1718, periodo nel quale la pirateria raggiunse il suo massimo prestigio, praticamente il Mare dei Caraibi era divenuto il suo dominio personale. E non si accontentava di assalire navi in pieno oceano, come dimostrano i diversi assalti effettuati a terra, in vari porti.

La sua fama lo fece entrare nella storia come il più famoso pirata della sua epoca.

Però, Barbanera non era il pirata sanguinario che si dipingeva, per quanto il suo aspetto, studiato appositamente per impaurire coloro che assaliva, metteva in stato di terrore.

Fisicamente, per quanto si sa di lui, era alto e di fisico asciutto, con vestito scuro coperto da un pesante cappotto e i piedi infilati in stivaloni lunghi fino al ginocchio; ma a contraddistinguerlo erano i capelli lunghi e la barba: questa era lunghissima, tanto che non solo era intrecciata, ma era pure avvolta attorno alle orecchie, e tutto questo complesso crinuto era sormontato da un grande cappello (forse «cappellaccio» sarebbe più appropriato). Questo abbigliamento gli conferiva un aspetto minaccioso, e perciò non deve meravigliare se seminava il terrore fra le sue vittime.

Questa descrizione, messa in giro da coloro che, per disgrazia, erano finiti sulla sua rotta, fu tale da convincerlo a incrementare tale impressione, migliorando la sua «toeletta», con l’aggiunta di nastri colorati tra barba e capelli, e mettendo sulle spalle una bandoliera con appese tre paia di pistole inserite nelle fondine; inoltre, per terrorizzare ulteriormente gli aggrediti, inseriva sotto il cappello delle false micce di canapa, che accendeva quando si era all’inizio dell’abbordaggio, sicché compariva in una nuvola di fumo, rendendo ancora più teatrale il suo aspetto: insomma, una messinscena da navigato regista «ante litteram».

I successi favorirono l’inserimento di nuovi pirati, soprattutto a seguito della cattura di due navi, una delle quali fu affidata al comando di Steve Bonnet.

Il 5 dicembre, Teach intercettò il mercantile Margaret, che era sotto il comando di Henry Bostock. Tenne prigioniero l’equipaggio per otto ore, per il tempo necessario, cioè, per svuotarlo, quindi lo restituì al comandante, che si diresse verso Saint Christopher, dove riferì al Governatore Walter Hamilton ciò che era successo. Con questa impresa, divenne chiaro per tutti che Barbanera era diventato un grosso problema e, per questo, estremamente pericoloso, tanto da mettere in seria difficoltà ogni forma di commercio marittimo e che era divenuto urgente, in una qualche maniera, provvedere.

Al termine del 1717, ci fu una defezione: Hornigold, stanco di quella vita, decise di abbandonare la pirateria, tenendo per sé due navi.

Nella primavera del 1718, Teach catturò, nelle vicinanze delle coste dell’Honduras, lo «sloop» Adventure, battente bandiera giamaicana, comandato dal capitano David Herriott. Il pirata gli propose di unirsi a lui con la sua ciurma: la proposta fu accettata di buon grado. Il comando di quello «sloop», nel quale Barbanera aveva posto alcuni dei suoi pirati, fu affidato al suo primo ufficiale Israel Hands.

Nelle sue scorrerie catturò al largo di Cuba uno «sloop» spagnolo, salpato dall’Avana: anche questo divenne parte della sua flotta.

Intanto, l’interesse di Teach era puntato sulla ricerca dei tesori rimasti nelle stive di navi spagnole naufragate nel 1715 lungo le coste della Florida a causa di un violento uragano; ma, purtroppo per lui e per i suoi uomini, gli Spagnoli da una parte e i pirati Henry Jennings e Charles Vane dall’altra, avevano provveduto a recuperare il recuperabile, tanto che ben poco rimase a sua disposizione.

Nel maggio 1718 entrò nel porto di Charleston, nella Carolina del Sud, dove bloccò un decina di navi, fra le quali era la Crowley, in partenza per Londra con a bordo alcuni personaggi importanti di Charleston, fra cui un membro del Consiglio della Provincia della Carolina, Samuel Wragg. Teach segregò tutti sottocoperta, dopodiché comunicò a Wragg che la liberazione degli ostaggi sarebbe avvenuta solo dopo la fornitura di materiali sanitari e medicinali per i suoi uomini; gli diede, pertanto, due giorni di tempo per riferire al Governatore la sua richiesta e, qualora questa fosse stata respinta o lui non fosse tornato, avrebbe eliminato tutti i prigionieri. E meno male che, quando si temeva il peggio, giunse un messaggero inviato da Marks che comunicò che la nave sulla quale viaggiavano si era arenata, per cui erano giunti in ritardo dal Governatore.

Teach abbozzò e concesse altri due giorni; però, anche questi passarono senza che giungesse qualcuno. Naturalmente, Teach andò su tutte le furie e occupò completamente il porto e, mentre i prigionieri erano alla disperazione e la gente locale temeva che le sue ire si potessero scaricare pure su di lei, il gruppo arrivò con quanto era stato richiesto. Furono richiesti lumi in merito al grande ritardo e venne fuori una storia che non sfigurerebbe se fosse inserita nella letteratura tragicomica. La richiesta avanzata da Barbanera era stata immediatamente soddisfatta, ma quando tutto fu pronto ed era giunta l’ora di partire, non si trovavano i due pirati di scorta da nessuna parte, finché, dopo aver perso tanto tempo utile, furono individuati mentre dormivano saporitamente in un’osteria, ubriachi fradici.

Questo fatto evidenzia come il pirata Barbanera non fosse così sanguinario come le leggende lo descrivevano, e meno male, perché in tal caso sarebbero state uccise tante persone e tante altre avrebbero subito maltrattamenti senza ragione alcuna.

Quindi, Teach fu di parola, rispettando gli accordi e liberando tutti i prigionieri e, mentre stava lasciando il porto di Charleston, gli giunsero alle orecchie voci che dall’Inghilterra erano salpate parecchie navi che avevano l’incarico di colpire la pirateria caraibica.

Il giorno 10 del mese successivo gli successe un grosso guaio, giacché, quando si avvicinò alla costa a Beaufort nella Carolina del Nord, la sua Queen Anne’s Revenge si arenò, per cui fu costretto ad abbandonarla, e allora prese il comando dello «sloop» Adventure.

Mentre era rimasto senza la sua ammiraglia, Teach, che aveva ottenuto il perdono del Re, si sistemò nella città di Bath, nella Carolina del Sud, suo rifugio preferito, dal quale poteva tenere sott’occhio il traffico commerciale della zona, fra l’altro sposando una donna del luogo.

Intanto, era successo che il Governatore Eden gli aveva concesso una lettera di corsa, per cui poteva riprendere il mare, cosa che fece, tenendo come base Ocracoke, comportandosi però da corsaro. Però, come si dice, «il lupo perde il pelo, ma non il vizio»: Teach, oltre ad agire come corsaro, riprese la sua attività di pirata. E gli capitò di incontrare il pirata inglese Charles Vane, che era sfuggito alla caccia fattagli da Hornigold che, da pirata, si era convertito a cacciatore di pirati. Insieme operarono lungo le coste dell’America del Nord e poi si divisero.

In seguito, venne a sapere che il Re d’Inghilterra Giorgio I, per por fine alla pirateria che dominava nelle acque delle sue colonie, concedeva il perdono a tutti coloro che si fossero arresi entro il 5 settembre 1718: e lui avrebbe accettato; ma c’era un «ma», perché l’immunità promessa dal Re valeva solamente per coloro che avessero smesso di commettere crimini prima di quella data e, fra questi, non erano né lui né Bonnet. Che fare? Secondo Teach, il Governatore della Carolina del Sud, Charles Eden, era una persona ragionevole, per cui sicuramente li avrebbe inseriti fra coloro che erano remissibili. Già, e chi andava a consultarlo, con il rischio di essere imprigionato e giustiziato? Teach fece una cosa che va a suo eterno demerito: mandò avanti Bonnet come «animale da esperimento». Ma tutto andò per il meglio, perché Bonnet, dopo essere andato con una barca a vela a parlare con Eden, tornò tutto contento, giacché aveva ottenuto il perdono e desiderava comunicare a Barbanera che tutto era andato liscio come l’olio; invece non lo trovò, perché Teach, dopo aver spogliato la sua nave, era partito per Bath, seguendo una rotta diversa, per non incontrarlo. Naturalmente, Bonnet si ritenne preso per i fondelli, e perciò, recuperati 25 pirati che Teach aveva abbandonati su un’isola chissà per quale ragione, si imbarcò con l’intento di vendicarsi. E per fare questo, tanto per non essere accusato di non aver rispettato i termini del perdono, cambiò il suo nome in quello di capitano Thomas, e andò a caccia di Teach, navigando verso il promontorio di Cape Fear nella Carolina del Sud, perché secondo voci giunte al suo orecchio lui era da quelle parti; la sua presenza, però, insospettì le autorità locali, che lo affrontarono, avviando una sanguinosa battaglia, che finì con la sua sconfitta e la sua cattura. E il 10 dicembre fu impiccato.

Nello stesso tempo, il Governatore della Virginia, Alexander Spotswood, era riuscito ad acciuffare William Howard, uno della ciurma della Queen Anne’s Revenge, che evitò l’impiccagione dandogli importanti informazioni su Teach, praticamente fornendogli la dritta per rintracciarlo. D’altra parte, egli era talmente stanco di navi depredate, svuotate, affondate o sequestrate, e di gente che si lamentava continuamente perché era impedito il regolare corso del commercio, che decise di fare sul serio, perché era giunta l’ora di finirla, e diede ordine al tenente di vascello della Marina Inglese, Robert Maynard, di portargli Teach in catene o «in orizzontale», come meglio gli sarebbe riuscito.

Dopo che fu individuato esattamente dove Teach si trovasse, la sera del 21 novembre 1718 Maynard salpò con due «sloop» e si diresse verso l’insenatura dell’isola di Ocracoke, luogo di riposo preferito da Barbanera. Purtroppo, lui non si aspettava un attacco da parte delle autorità, tanto che 24 degli uomini del suo equipaggio erano andati nella città di Bath insieme con il suo primo ufficiale, Israel Hands, per cui i suoi ranghi erano ridotti.

Quando il mattino successivo Maynard avviò l’attacco, Teach e i suoi uomini si difesero strenuamente, ma non ce la fecero e furono sonoramente sconfitti. Durante la battaglia, Teach fu ucciso e le cronache riportarono che era morto – è vero – con la pistola in mano, bollente per essere stata scaricata più volte, e solamente dopo essere stato ferito per ben 25 volte, di cui 5 con armi da fuoco. Come se non fosse bastata la sua morte per alimentare l’alone di ammirazione fra coloro che ne seguivano le gesta! Maynard non perse tempo e fatta mozzare la sua testa, la espose sulla punta del bompresso della nave ammiraglia, dove la lasciò fino a quando non ritornò in Virginia.

Concludendo, Barbanera chiuse la sua carriera di pirata, durante la quale pare che il suo bottino personale sia stato la cattura di 140 navi, fino al 22 novembre 1718, a soli 38 anni.

Della sua vita privata fecero parte 14 mogli, di cui una, di origine hawaiana, appena sedicenne; fra l’altro, pare che abbia concesso le grazie di qualcuna delle sue mogli a membri del suo equipaggio per ringraziarli per favori ricevuti.

Non era sanguinario, era una persona colta, che usava la psicologia per risolvere i suoi problemi, sicuramente facendo sforzi fisici inferiori a quelli che feroci lo erano veramente e non per scena come faceva lui. Trattava amichevolmente i suoi uomini e non uccise mai un prigioniero, anche se aveva una fama del tutto contraria. Del resto, la sua fama era dovuta a se stesso, per fare paura. Quindi, pur non essendo quel «babau» che voleva far credere di essere, era diventato il terrore del Nord America.

(agosto 2023)

Tag: Mario Zaniboni, sceneggiate, pirateria, sloop, ciurma, bandiera, corsari, Edward Teach, Barbanera, Bristol, Guerra di Successione Spagnola, Carlo II d’Asburgo, Benjamin Hornigold, Stede Bonnet, Revenge, La Concorde, Queen Anne’s Revenge, nave negriera, Mauvaise Rencontre, aspetto, toeletta, Margaret, Henry Bostock, Walter Hamilton, Adventure, David Herriott, Crowley, Samuel Wragg, Charleston, Bath, Charles Vane, Marks, Alexander Spotswood, William Howard, Robert Maynard, Guerra della Regina Anna.