Il Generale Sumter
Una leggenda americana con risvolti italiani

Thomas Sumter nacque nella contea di Hanover, in Virginia, il 14 agosto del 1734. Il padre, immigrato gallese, gestiva una segheria. Origini umili, come molti uomini americani che segnarono le vicende del loro Paese e della più allargata e complessa politica internazionale del loro tempo.

Siamo in piena guerra con le tribù indiane locali. Nel 1761, in età giovanile, Thomas Sumter fu invitato a unirsi a una spedizione organizzata per visitare l’odierno Tennessee e verificare che la guerra in corso con i Cherokee si fosse conclusa in tutta la Virginia. Il comando della spedizione fu dato a Henry Timberlake, che si offrì volontariamente per l’incarico. Egli fu accompagnato dall’allora sergente Sumter, da un interprete e da un servitore sconosciuto. Il gruppo acquistò una canoa e provvigioni con soldi prestati da Sumter. Dopo svariate gesta e peripezie, il gruppo riuscì a instaurare rapporti pacifici con i nativi che organizzarono addirittura una cerimonia di pace.

Dopo questa prima spedizione, giunsero voci di problemi che si erano ripresentati con alcuni gruppi di Cherokee e per tale ragione la spedizione ripartì, questa volta via terra. L’11 marzo 1762 il gruppo raggiunse un villaggio presso Little River, abbandonato. E il 22 successivo raggiunse un campo, anch’esso abbandonato. Arrivarono poi a Williamsburg e qui il capo della spedizione manifestò il desiderio di incontrare il Sovrano Inglese. Nonostante tale viaggio fosse particolarmente oneroso sul piano finanziario, il gruppo accettò di compierlo. Nel maggio 1762 Timberlake, Thomas Sumter e Ostenoco capo indiano partirono per Londra. Giunsero a Londra agli inizi di giugno e i Cherokee rappresentarono un’attrazione. Incontrarono personalmente Re Giorgio III. I Cherokee tornarono in America col sergente Sumter attorno al 25 agosto 1762.

Al ritorno nelle colonie, Thomas Sumter si ritirò in Carolina del Nord per problemi finanziari. Il rimborso alla colonia chiesto per le spese di viaggio gli fu negato. Fu addirittura imprigionato in Virginia per i debiti contratti. Il suo amico ed ex soldato Joseph Martin chiese di passare una notte in cella con Sumter e gli fornì 10 ghinee che servirono a Sumter per pagarsi la cauzione e uscire dal carcere. Quando i due si rincontrarono 30 anni dopo, Sumter ripagò all’amico il debito.

Thomas Sumter si insediò a Stateburg nelle High Hills of Santee nel distretto di Claremont soprannominato poi Sumter. Sposò Mary Jameson nel 1767 e aprirono molte attività divenendo importanti latifondisti. Fu per il rispetto di cui godeva che riuscì a formare una sua milizia locale.

Durante la Guerra d’Indipendenza Americana, nel febbraio del 1776 Thomas Sumter fu nominato tenente colonnello del 2° reggimento della South Carolina Line di cui divenne poi il colonnello. In seguito divenne Generale di brigata, incarico che ricoprì fino alla fine della guerra. Partecipò a numerose e importanti battaglie, non ultima quella per evitare l’invasione della Georgia. Divenne famosissimo per la sua audacia in battaglia.

Dopo la guerra, egli fu eletto alla Camera dei Rappresentanti dal 4 marzo 1789 al 4 marzo 1793 e dal 4 marzo 1797 al 15 dicembre 1801. Fu successivamente scelto per ricoprire il posto lasciato vacante dal Senatore Charles Pinckney.

Thomas Sumter rimase al Senato fino alle dimissioni avvenute, il 16 dicembre 1810. E morì il 1° giugno 1832 a South Mount, la sua piantagione nei pressi di Stateburg, all’età di 97 anni. Oltre a numerosissimi riconoscimenti in Carolina, Sumter è ricordato per il celeberrimo Fort Sumter, nel porto di Charleston dopo la guerra anglo-americana. La fortezza è nota per essere il punto in cui furono sparati i primi colpi della Guerra di Secessione Americana, durante la battaglia di Fort Sumter.

Se il nostro morì nel 1832, pochi sanno del valore non solo simbolico ma politico della sua famiglia in America e in Europa, ben successivo alla sua morte.

Il figlio fu sempre un membro potentissimo del Congresso Americano all’interno del Senato. Sua figlia Stephanie Beatrix Sumter sposò un nobile toscano che si naturalizzò negli Stati Uniti e che ha fatto la storia prima dell’epoca murattiana in Patria, in Italia e poi del nostro Risorgimento grazie al ruolo ricoperto a Livorno come Console Americano incaricato dal Congresso proprio perché genero del Generale Sumter. Questo dal 1840 al 1860 circa.

Vogliamo descrivere chi fosse davvero il Generale Sumter, la famiglia Sumter e il genero italiano dello stesso?

La storiografia spesso volontariamente tace. Ma i miei studi risorgimentali mi hanno permesso di non tacere.

Giuseppe Binda, questo il nome del nobile italiano lucchese di cui ho scritto e pubblicato in rete, non sposò per caso la figlia del Generale Sumter. Nessuno mette in dubbio il legame profondo tra i due coniugi, l’amore reciproco. Ma Binda arrivò negli Stati Uniti nel 1817 come ho potuto dimostrare con la mia pubblicazione che è possibile reperire sul sito www.storico.org, perché qui inviato da Lord Henry Holland, a cui aveva prestato i suoi servigi. Ufficialmente Binda, che divenne da cittadino americano Joseph Agamemnon Binda, era un mercante d’arte oltre che un avvocato di grido ed ex spia murattiana. Ma i trascorsi con Lord Henry Holland e la sua famiglia fondatrice del partito Whig inglese lo mettono su un piano ben diverso da quello descritto.

Negli Stati Uniti, a New York dove dimorava nel 1830, troviamo Giuseppe Bonaparte, amico del Binda, e tutti i principali protagonisti della scena risorgimentale italiana che facevano la spola tra Londra e New York. Non era solo Londra la madrina delle vicende italiane. Le piazzeforti italiane, i porti della Penisola erano importanti anche per gli Stati Uniti, affatto secondi a nessuno. Per questo Binda fungeva da tramite tra il vecchio e il nuovo mondo. Massone, Binda era in amicizia intima con l’intera famiglia Bonaparte, con cui aveva sempre avuto legami solidi, e che foraggiava Giuseppe Mazzini e le vicende italiane. E naturalmente con tutta la nomenclatura inglese. Il matrimonio con la figlia del Generale Sumter rappresentò una garanzia per ottenere risultati congrui cui il nostro Risorgimento e i fatti che ho narrato e che investono proprio il ruolo assunto da Giuseppe Binda descrivono.

Binda rispondeva al Congresso Americano non solo come Console a Livorno ma come coadiutore nelle vicende ascritte. Nel 1831 a esempio prestò la sua villa di Segromigno in Monte presso Lucca a patrioti importanti come Michele Carducci, padre del poeta Giosuè, il conte Bichi di Siena e Gherardi Angiolini, genero di quel cavalier Luigi Angiolini di Seravezza che aveva avuto nel Settecento un ruolo di tutto rispetto come plenipotenziario a Londra. Durante la Repubblica Romana negli anni 1848-1849 Binda permise al Generale Avezzana, Ministro della Guerra di Giuseppe Mazzini, di raggiungere Roma perché, come si evince da una pubblicazione che ho rintracciato, a Livorno Giuseppe Binda lo fece passare, facendo finta di non vederlo, da un fregantino inglese a una nave americana, permettendogli di raggiungere indisturbato Civitavecchia e da qui Roma. Giuseppe Binda non lavorava di testa sua. Rispondeva sia al Congresso Americano che ai Whig inglesi. Desiderosi questi ultimi di restituire il bel Paese all’orbita atlantica riformata, lontana dall’Antico Regime, per appropriarsi in modo deciso delle piazze mediterranee. Purtroppo le gesta garibaldine hanno di fatto relegato in un angolo Giuseppe Binda e lo stesso Governo Americano che lo sostenne fino all’ultimo nella figura del Presidente Buchanan, votando contro la risoluzione italiana che condannava Giuseppe Binda per le sue manovre, in accordo con Alexander Walewsky, figlio illegittimo di Napoleone Bonaparte, e amico dello stesso Binda, teso a porre in essere una soluzione federalista per la Penisola, soluzione amata non solo dal Congresso Americano stesso ma da molti anche a Londra. Uno su tutti: Sir Antonio Panizzi, il quale scrisse all’amico Raffaelli di Lucca, in privato, nel 1870, che i Savoia erano gli intrusi del Quirinale. Peccato che la storiografia non prenda in mano questa documentazione, non consentendoci di scrivere pagine diverse sul nostro Risorgimento. Quello che sto narrando è ben documentato nelle pubblicazioni apparse sul sito www.storioco.org e che affrontano tali temi.

Ma torniamo al Generale Sumter. Egli aveva incontrato Re Giorgio III.

Thomas Sumter conosceva personalmente la Corona Inglese. Era uno degli uomini più potenti in America. Rappresentava l’intera Nazione.

Alcuni miei studi, anch’essi presenti sul sito menzionato in oggetto, pubblicati non molto tempo fa e che si occupano dei rapporti tra la Corona Inglese nel Settecento e il nostro, vedono un Risorgimento anticipato grazie alla presenza di personaggi come Francesco Xaverio Geminiani, primo massone d’Italia proprio per i suoi rapporti a Londra con la Corona Inglese. Lucchese come Giuseppe Binda e appartenente agli stessi ambienti della famiglia di Giuseppe Binda.

Giuseppe Binda fu battezzato nell’ex Duomo Lucchese di San Giovanni dove venivano battezzati i figli delle famiglie cittadine, quasi sempre nobili, appartenenti alla tradizione musicale lucchese, importantissima anche sul piano politico perché di derivazione matildica. Addirittura da quel Tedaldo Vescovo, zio di Matilde di Canossa che ad Arezzo foraggiò la riforma musicale di Guido d’Arezzo e quindi la tradizione gregoriana. Francesco Xaverio Geminiani era un importantissimo musicista lucchese appartenente alla medesima cerchia del Binda. Come non rilevare queste situazioni? A Bagni di Lucca furono accolti gli Stuart fuggiaschi da Londra che in quel periodo dimoravano a Roma ma mai si disdegnarono i nuovi Sovrani Inglesi che altri non erano che gli Hannover. II Settecento e dunque non solo il XIX secolo ritornano nel nostro Risorgimento Nazionale e naturalmente nella figura di un Paese come gli Stati Uniti che stavano sì nascendo ma i cui protagonisti, e Sumter lo fu «in primis», fecero dei legami con l’Europa e in particolare con Londra la base per il futuro atlantismo internazionale. Lo zio di Lord Holland, Sir Charles Fox, che aveva nel Settecento servito la causa dell’ondipendenza americana, poteva non foraggiare le gesta del Generale Thomas Sumter?

(dicembre 2023)

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