Gli Zacchini, una famiglia di uomini-proiettile italiani
Le vicende di una famiglia italiana che, grazie all’«invenzione» di un numero circense di grande spettacolarità, fece fortuna in Patria ed oltreoceano

Ogni volta, quando andiamo al circo, vediamo molti numeri che attraggono l’attenzione soprattutto dei bambini (tipo gli animali, gli acrobati, i giocolieri, i clown...) ed altri, più spettacolari, come il globo della morte[1] o il mangiafuoco, che coinvolgono maggiormente gli adulti.

Tra tutti questi numeri ce ne è uno che, oggi piuttosto raro, una volta attirava l’attenzione di tutto il pubblico soprattutto per l’effetto spettacolare che vi si creava attorno e per il coraggio dell’artista che lo eseguiva: l’uomo-proiettile.

Il primo uomo-proiettile fu il Canadese George Hunt (più noto come Great Farini) nel 1871; due anni dopo fu esploso come una palla di cannone un travestito, tale Lulu, al Niblo’s Garden di New York. Nel 1875 il numero toccò a George Loyal, e nel 1877 fu lanciata in cielo da un cannone a molla al Royal Aquarium di Londra la prima donna-proiettile, miss Zazel, una ragazzina di 14 anni, il cui vero nome era Rossa Matilda Richter, che trovò decine di imitatori. Tra questi, una famiglia circense italiana, gli Zacchini.

Gli Zacchini erano una famiglia già famosa nell’ambiente italiano. La loro storia ebbe inizio con Ildebrando, un acrobata e pittore ferrarese nato nel 1868. Perse i genitori in un’epidemia di colera e si mise a lavorare come ginnasta aereo e saltatore presso varie compagnie circensi, arrotondando il proprio salario con lavori amministrativi. Sposò Nina, di famiglia benestante veneziana, e fondò il Circo Olimpico, una delle numerose arene ginnastiche che si vedevano a quei tempi e che alternavano numeri circensi a drammi, farse, rappresentazioni sacre e incontri di lotta. Ildebrando e Nina diedero alla luce nove figli: Edmondo (trapezista e clown «Pagnotta»[2]), Hugo, Bruno (numero di cavalli), Jolanda (contorsionista), Olga (filoferrista, cioè artista che sta in equilibrio sul cavo d’acciaio, comunemente chiamato filo, su cui compie figurazioni acrobatiche, vedi filo alto e filo lento; in sintesi, è il funambolo), Mario, Vittorio, Emanuele, Teobaldo. Vennero scritturati anche all’estero.

Hugo Zacchini amava raccontare che l’idea di diventare un uomo-proiettile gli era venuta durante la Prima Guerra Mondiale: mentre era al fronte, aveva proposto al proprio Generale di progettare un cannone per lanciare soldati dotati di paracadute oltre la trincea nemica, in modo da prendere i nemici alle spalle. La proposta non dispiacque allo Stato Maggiore Italiano, ma la guerra finì prima che il progetto fosse realizzato. Allora Hugo propose al fratello Edmondo di elaborare con lui un progetto di cannone per un corpo specializzato di soldati-proiettile da utilizzare nella guerra seguente. I comandi militari italiani però lo respinsero come impraticabile. Al fratello Bruno venne in mente che il lancio con il cannone poteva essere uno spettacolo da inserire nel circo del padre.

Al Cairo, nel 1922, debuttò il pericoloso cannone prodotto in Italia. L’idea era venuta dall’osservazione dei cannoni da guerra, in un periodo in cui per fare colpo sul pubblico non si lesinava sul rischio (si pensi agli «acrobati folli», anch’essi italiani, i fratelli Palmiri). L’attrazione prese forma grazie ad una fabbrica di Malta e Hugo Zacchini può essere considerato, oltre la più grande palla di cannone umana nella storia, il primo uomo ad essere catapultato da un meccanismo ad aria compressa, a differenza dei precedenti che erano a molla.

Disordini politici costrinsero il circo ad abbandonare l’Egitto. Si diresse a Barcellona, ma lì le autorità confiscarono il cannone perché considerato «strumento bellico». Ma ormai l’anima meccanica che consentiva lo spettacolo era stata messa a punto e poteva essere smontata da un cannone e posizionata su un altro. E così fecero gli Zacchini, adattandolo sul posto. Diventò questo la loro gallina dalle uova d’oro, che li portò in tutto il mondo con un grandissimo successo: non solo in tutta Europa ma anche in Russia e in America. Vittorio Zacchini creò poi un secondo cannone, tanta era la richiesta di vederli esibire contemporaneamente in più luoghi.

Uno dei primi Zacchini

Uno dei primi Zacchini

Hugo Zacchini

Hugo Zacchini di Torino, sparato da un cannone inventato da suo fratello, il 19 luglio 1927

La svolta della vita non tardò ad arrivare. Grazie al grande trapezista Alfredo Codona, nel 1928, al Tivoli di Copenaghen, gli Zacchini incontrarono John Ringling, proprietario del Ringling Bros and Barnum & Bailey col quale firmarono un contratto per 1.200 dollari a settimana più un vagone privato del treno come casa viaggiante. Fu un trionfo.

Nel marzo del 1929 un manifesto annunciò la prima annuale del Ringling Bros and Barnum & Bailey Circus al Madison Square Garden di New York: debuttò Hugo Zacchini. Per la prima volta si parlò di «proiettile umano»: «Una persona vivente sparata nello spazio a violenta velocità dalla bocca di un mostruoso cannone». La propulsione avveniva a una velocità di 80 miglia all’ora raggiungendo una punta massima di 70 piedi di altezza. La famiglia Zacchini rimase dieci stagioni ininterrotte col più grande circo del mondo. Visto il grande successo, l’anno successivo i fratelli Edmondo e Vittorio crearono una seconda unità del cannone che, grazie all’impresario circense George Hamid, fece il giro delle fiere, riscuotendo sempre notevoli successi.

Con i trionfi e la fama arrivarono anche i guadagni. Ildebrando – il padre – si stabilì a Tampa, in Florida, che diventerà il quartier generale per le successive sperimentazioni della famiglia. Qui gli Zacchini possedevano una casetta con un praticello, troppo stretto per consentire gli allenamenti dell’uomo-proiettile. Perciò, partendo dal praticello, erano costretti a saltare la strada che fronteggiava la casetta, cadendo in un prato. Gli automobilisti ignari, vedendo degli uomini volare da una parte all’altra della strada, davano luogo, spesso, ad incidenti, perché, sentendosi vittime di un’allucinazione o credendo ad un’invasione di extraterrestri, perdevano il controllo della macchina. È invece una leggenda creata da Federico Fellini quella che racconta che il sindaco di Tampa fece mettere un cartello con scritto: «Se vedete un uomo che vola, non spaventatevi. Sono gli Zacchini che stanno provando gli esercizi». A furia di provare e riprovare, arrivò una innovazione: il doppio lancio, cioè due uomini (Bruno e Hugo) sparati contemporaneamente dalla bocca dello stesso cannone.

Hugo Zacchini bis

Hugo Zacchini vola sopra due ruote Ferris

Grazie all’incredibile successo, gli Zacchini poterono permettersi di abbandonare il Ringling Bros and Barnum & Bailey Circus ed iniziare una vita come artisti indipendenti fondando la Zacchini Bros Show con la quale girarono per fiere e luna park. Vestiti da piloti, casco in testa e abiti imbottiti, gli Zacchini (presentati come «Flying Zacchini», ovvero «gli Zacchini Volanti») vennero «sparati» in tutte le metropoli statunitensi davanti ad un pubblico sbalordito ed entusiasta. In quegli anni in cui l’uomo si preparava all’esplorazione del Cosmo, Hugo era convinto che solo un uomo-proiettile era mentalmente e fisicamente dotato per un viaggio nello spazio.

La famiglia si separò: Edmondo e Mario restarono a Tampa, Vittorio ed Olga a Miami, Emanuele a Sarasota, Hugo in California (dove si dedicò solo alla pittura), Teobaldo si buttò nella progettazione di giostre.

Ma non finì qui. Bruno negli anni Quaranta diede vita ad un altro record: fece debuttare la figlia di soli 16 anni, Silvana, nel primo numero di donna-proiettile. Poi passò al duo femminile di doppio cannone, impegnando insieme a Silvana anche la zia Simone Loyal. Le seguirono negli anni Cinquanta altre due donne, Vittoria e Duina Zacchini, figlie di Edmondo, divenute famose come «The Zacchini Sisters» («Le Sorelle Zacchini»). Vi furono però gravi incidenti: la prima verrà sfigurata, la seconda subirà una commozione cerebrale dopo uno scontro in aria con il marito – durante un lancio – rimanendo su una sedia a rotelle fino alla morte avvenuta quando aveva 82 anni, nel dicembre del 2006 (per ricordarla, lo stesso anno al Festival Internazionale del Circo di Montecarlo invitarono la donna-proiettile Robin Valencia). Ma altre Zacchini continuarono ad entrare e uscire dal cannone: Flora, figlia di Emanuele, e Madelina, figlia di Vittorio. Gli ultimi Zacchini ad esibirsi furono il duo formato da Emmauel Zacchini junior con la moglie Linda e il solista Hugo junior, figlio di Edmondo.

Membro della famiglia Zacchini

Un membro della famiglia Zacchini nel gran finale di uno show a Nashville (Tennessee), il 2 marzo 1962

Hugo nell’agosto del 1972, mentre partecipava alla fiera della contea di Geauga a Burton (Ohio), dov’era stato invitato, fu filmato da un reporter freelance con una piccola telecamera. Il filmato durava 15 secondi e fu mostrato al telegiornale nonostante la richiesta contraria di Hugo. L’artista si rivolse ai tribunali dell’Ohio e il caso arrivò alla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1977. Hugo aveva sostenuto che mostrare in televisione il suo spettacolo lo danneggiava economicamente perché la gente non sarebbe andata a vederlo dal vivo (pagando il biglietto) potendolo vedere gratis sul piccolo schermo. La Corte riconobbe la validità delle sue motivazioni.

Ad un certo punto si arrivò a 36 uomini-proiettile Zacchini che si esibivano insieme, sparati in rapida successione da 12 cannoni ad aria compressa: a seguito di numerosi perfezionamenti tecnologici, raggiungevano un’altezza di 30 metri e atterravano ad oltre 60 metri di distanza.

Gli Zacchini, oltre settant’anni di attività e 12 cannoni fabbricati, contagiano tuttora emuli sparsi in varie parti del mondo. Mario, che si faceva catapultare alla velocità di 145 chilometri l’ora, a differenza di altri compagni di specialità morì nel suo letto per disfunzioni renali alla rispettabile età di 87 anni. Fu sepolto in un mausoleo nel cimitero di Tampa, in Florida; un palazzo e una strada di Sarasota, presso Tampa, portano il suo nome. Un consiglio che dava a tutti coloro che si affidavano al cannone era di «non guardare mai in basso: serve solo a far venire il mal di testa». Edmondo Zacchini, uno dei nipoti di Mario, è stato l’ultimo proiettile umano della famiglia: il suo volo finale avvenne il 29 agosto 1991. Fra gli emuli degli Zacchini, i più noti sono Elvin Bale, che restò immobilizzato proprio a seguito di un incidente, l’Italiano Giovanni Anastasini (che ebbe grande successo in America, dove suoi discendenti hanno ancor oggi un proprio circo) e il Russo Andrej Anichkin (detto «Astronov») che si ritirò nel 2008 perché il numero – col tempo – gli aveva causato problemi fisici. La palla di cannone umana fu una caratteristica normale dei circhi britannici fino al 1990. In Italia dal 2009 fino al 2014 ci fu lo Spagnolo Henry Munoz (in arte John Taylor) che riprese lo stesso numero degli Zacchini in un paio di circhi. Attualmente ci sono ancora delle donne-proiettile, per esempio Jennifer Schneider che ha lavorato fino a pochi anni fa al Circo Victor Hugo Cardinali (il più importante circo portoghese).

Donne-proiettile

Due affascinanti donne-proiettile apparse sulla rivista «Life»

A chi capitasse di scoprire un circo in cui si esibiscono uomini o donne-proiettile, consiglio di andare a vedere l’esibizione, perché è un’emozione più unica che rara: si sentono il brivido del pericolo e la volontà dell’uomo di superare i propri limiti!


Note

1 Il globo della morte consiste in una gabbia di ferro di forma sferica (da cui il nome «globo») al cui interno avvengono esibizioni di motociclisti.

2 Un aneddoto racconta che un giorno Edmondo stava camminando per strada, quando fu riconosciuto da un suo concittadino. L’uomo aveva apprezzato così tanto i suoi spettacoli, che gli diede una piccola pagnotta di pane (cibo che, a causa della Prima Guerra Mondiale, era razionato). Altre persone seguirono il suo esempio, tanto che tornò a casa con le braccia piene di pane. Da quel momento, quando la gente del paese lo vedeva, diceva: «Ehi, ci va Pagnotta!». Edmondo lo adottò come suo nome d’arte: con questo nome, nel primo dopoguerra divenne il più famoso pagliaccio in Italia e nei Paesi dove si esibì.

(febbraio 2015)

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