Aspetti di storia della Chiesa. La riflessione sul peccato originale
La vicenda. Le fonti. La riflessione. Le posizioni dei teologi. L’insegnamento della Chiesa

Nella Bibbia ebraica non si trova l’espressione «peccato originale» (o «delle origini»). Però, nel terzo capitolo del Libro del Genesi[1], è inserito il racconto di una opposizione a Dio (volontà umana che resiste a quella divina) dopo la Creazione del mondo. In tale episodio i protagonisti sono due figure-simbolo: Adamo (in ebraico «adam» che significa «uomo», «umanità») ed Eva (il nome viene fatto derivare da «vivente» o «che suscita la vita»).[2] In particolare, nel Genesi, i capitoli da 1 a 5 contengono due modi diversi di presentare la Creazione. Ogni testo deriva da una Tradizione ebraica diversa.[3] Nel primo racconto Adamo ed Eva sono stati creati insieme a immagine di Dio.[4] A loro viene dato il compito di riprodursi. Hanno il dominio sul creato divino.

Dio, Adamo ed Eva

Dettaglio di un mosaico che raffigura l’interazione tra Dio e Adamo ed Eva, Cattedrale di Monreale (Italia)

Seconda versione della Bibbia ebraica

Nella seconda versione, il Signore modella Adamo dalla polvere e lo colloca nel giardino dell’Eden.[5] Qui, riceve il dominio su piante e animali. In seguito Dio pone nell’area un albero della conoscenza del Bene e del Male («etz ha-daʿat tov va-raʿ»), insieme all’albero della vita eterna. E proibisce ad Adamo di mangiarne i frutti. Tuttavia, con l’inganno di un serpente[6], Eva mangia i frutti dell’albero proibito. Dio maledice solo il serpente e la terra. In modo profetico prospetta alla donna e all’uomo le conseguenze del loro peccato di disobbedienza. Poi li allontana dal giardino dell’Eden.


Chiesa Cattolica. Bibbia. Peccato originale

Nella Bibbia della Chiesa Cattolica, si trovano inseriti 46 Libri dell’Antico Testamento, e 27 del Nuovo. I testi dell’Antico Testamento iniziano con il Genesi.[7] Tale racconto racchiude la Rivelazione di Dio all’umanità, la presentazione dell’intero Disegno divino. Per questo motivo gli Scritti sono considerati Sacri. L’Antico Testamento, in particolare, è ritenuto una fonte-chiave perché attesta la fase che ha anticipato e preparato l’avvento del Messia. Tenendo presenti questi dati, assume un particolare significato anche un passo della Lettera ai Romani (5, 17). Qui, l’Apostolo Paolo[8] sviluppa un confronto tra la figura di Adamo e quella di Gesù.[9]

Ciò, gli consente di chiarire un punto: «Se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita[10] per mezzo del solo Gesù Cristo».[11]

In tale contesto, i biblisti hanno avvertito l’esigenza di meglio approfondire non solo i contenuti del Genesi e dell’Antico Testamento, ma anche il brano paolino citato e altri passi contenuti nel Nuovo Testamento. Nelle diverse Scuole esegetiche, gli studi hanno pure utilizzato più discipline: l’archeologia, l’antropologia, il folklore, la linguistica, gli studi delle tradizioni orali. Oggi, in ambito biblico, esistono più interpretazioni: letterale, allegorica, tipologica, morale…

Ognuno di questi percorsi, comunque, non ha mai inteso lasciare a margine la centralità di alcuni temi. Tra questi, si colloca la riflessione sul peccato e sulla morte. L’approfondimento sul peccato (allontanamento da Dio), in particolare, ha consentito di meglio comprendere quanto viene indicato con l’espressione «peccato originale». Esiste al riguardo un magistero cattolico sviluppato alla luce di Colui che è la Parola del Padre: Gesù Cristo.[12] In tal modo, l’episodio del Genesi, legato alla libera scelta di Adamo e di Eva, trova nella Rivelazione cristiana una lettura chiave.


Le affermazioni contenute nel Libro del Genesi

Nel terzo capitolo del Libro del Genesi si osserva un metodo di insegnamento[13] che risale ai tempi più antichi della storia di Israele.[14] Attraverso un racconto vengono fatte comprendere delle verità di fede, ed è presentata una lettura teologica della storia. Questo modo di formare i discepoli lo si trova già in altre didattiche. Il maestro, seduto per terra o su uno sgabello, aveva intorno dei seguaci che lo ascoltavano. Raccontava degli episodi collocati in quadri di riferimento. E accompagnava i presenti, attraverso il metodo della domanda-risposta, verso la comprensione di una verità. Alcuni passi della Bibbia, poi, erano fatti imparare a memoria.

1) In tale contesto, la più antica trasmissione biblica di determinati contenuti non si basava necessariamente su criteri storici. Utilizzava talvolta anche delle dinamiche di fantasia (esempio, in Genesi 3, 1 il serpente parla; in Genesi 2, 10-14 l’Eden ha un’apparente collocazione geografica).

2) Al riguardo, il dato che maggiormente colpisce è quello che riguarda i rapporti interattivi che si sviluppano in ogni vicenda, e che simboleggiano più aspetti: la curiosità umana, la razionalità, la volontà, le scelte, le conseguenze di date azioni.

3) In queste fasi relazionali il nucleo dell’insegnamento (la verità da ricordare) si ricava dal modo con il quale viene raccontato un episodio, dai comportamenti, dalle opzioni, dalle frasi conclusive.

4) Anche il messaggio del Genesi si colloca nel citato orientamento pedagogico, e si sviluppa secondo quadri di riferimento, ciascuno con propri caratteri: la convinzione umana di poter operare senza Dio (il peccato; 3, 1-7); la valutazione divina sull’atto di non comunione (il giudizio; 3, 8-13); le conseguenze derivanti dal comportamento umano (i mutamenti nel rapporto con Dio; 3, 14-19); gli aspetti delle nuove dinamiche (disposizioni aggiuntive; 3, 20-24).

Tenendo conto delle annotazioni citate è possibile, adesso, evidenziare un punto. L’autore sacro voleva presentare il peccato delle origini (originale) come una semplice disubbidienza?


La disubbidienza è il peccato originale?

Per comprendere l’insegnamento della Sacra Scrittura, è utile considerare il contesto generale. Ciò facilita la comprensione di un primo dato sapienziale: tutto ciò che Dio ha creato è buono (Genesi 1, 1-29). Esiste poi un secondo elemento che riguarda la supremazia dell’essere umano su ogni altra realtà creata (Genesi 1, 28). Emerge infine una terza evidenza: la libertà di scelta di ogni persona. Quest’ultimo aspetto consente di «valutare» il mondo secondo dei personali parametri di lettura, di attivare rapporti di prossimità, di orientare gli indirizzi dei passi (utilizzando «ratio» e «voluntas»), di compiere il bene (in sintonia con il Disegno di Dio Creatore), e di affrontare anche itinerari che si possono allontanare da quell’equilibrio generale simboleggiato dalla vita che esisteva nel giardino dell’Eden.[15]

In questo contesto biblico, allora, il voler compiere un’azione non consentita da Dio non costituisce solo una semplice disubbidienza (aspetto formale), ma è soprattutto una scelta di vita (aspetto sostanziale): convinzione di poter agire anche senza Dio. Assolutizzare solo lo sforzo umano. E sviluppare in definitiva un’auto-realizzazione che configura – di fatto – un altro disegno, un’altra prospettiva, un altro primato.

È possibile in tal modo comprendere un dato-chiave: la scelta di chi rappresenta l’umanità (Adamo ed Eva) allontana da un rapporto comunionale con Dio (situazione di peccato), con effetti successivi segnati dalla sofferenza (conseguenze del peccato).

Siamo davanti, come è evidente, a una lettura religiosa della storia umana. In questo itinerario di comprensione del Disegno di Dio sull’umanità, l’autore sacro presenta un elemento chiave: la scelta di voler diventare «come Dio» attua una frattura. Crea una divisione. Un allontanamento. Questo è quello che viene indicato come il peccato delle origini.


La ferita non sanabile

Nell’insegnamento dell’autore sacro, la ferita aperta delle origini ha riversato effetti destabilizzanti sull’umanità di ogni tempo e luogo. In pratica, il riconoscimento di nuovi idoli, di nuovi assoluti, di una immanenza che cancella la dimensione trascendente, hanno implicato un continuo avvicinamento alla forza e all’ottusità dell’io guerriero, alla logica del potere assoluto (e mai concluso), alla dominanza, alla dura sottomissione dell’altro, all’idolatria. E la violenza ha finito per mostrare tutti i suoi volti, fino a esprimere nei secoli le atrocità più deprecabili.

In tale contesto, solo un ritorno al senso del peccato – questo è il messaggio biblico – può costituire un segno di discontinuità. Tale percorso implica la ricostruzione di un nuovo rapporto con Dio. Ciò esige, da parte dell’umanità: 1) il riconoscimento dei propri limiti (precarietà, debolezza, esperienza della morte); 2) la valorizzazione di ogni dimensione personale (incluso quindi l’elemento spirituale); 3) la scelta di fermarsi e di ascoltare quanto Dio trasmette nei modi più diversi. Tali aspetti assumono anche nel presente periodo un’attualità notevole. Il riconoscimento dei limiti conduce a non accogliere il principio dell’autosalvezza; la valorizzazione del mondo spirituale consente di leggere la storia più profonda di ogni soggetto; la scelta di attuare delle soste di riflessione può fermare le aspettative precarie, i falsi «profeti», le decisioni imperiose e le mani omicide.


La posizione di Gesù

Nei Vangeli si trovano diverse indicazioni che facilitano una comprensione della missione di Cristo, Figlio di Dio. Già lo stesso nome del Messia – Gesù[16] – indica un primo orientamento: «Dio salva». Ora, se Cristo non è un politico, se non è un capo militare che guida contro l’occupazione romana del tempo, se non è un filosofo legato ad alcune Scuole di pensiero, se non è un semplice pacifista, se non è uno stregone che si presenta esperto in riti ancestrali, se non è un astronomo che legge il futuro scrutando il firmamento, allora il Signore Gesù salva da che cosa?

Sono legati a questo interrogativo vari insegnamenti evangelici che preannunciano l’Ora di Gesù (il Mistero Pasquale[17]).

Rimangono significativi, a esempio, i messaggi indirizzati agli Apostoli riguardanti la Sua Passione, Morte e Risurrezione. Viene anche esplicitato il compito del Messia: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»[18]. E ancora: «Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me».[19]

Queste e altre espressioni fanno emergere dei sentieri di ricerca. E servono per acquisire alcuni elementi di conoscenza del Mistero della Redenzione. La Morte e la Risurrezione del Salvatore, in definitiva, non rimangono dei fatti privati, circoscritti a una provincia periferica dell’Impero Romano. Costituiscono piuttosto un Evento che supera la storia degli uomini per disegnare la Storia di Dio. Per salvare non sul piano politico ma nel senso salvifico divino.

A questo punto, però, avviene un fatto. Chi è abituato a usare i vari metodi di studio offerti dalla moderna scienza, fatica a comprendere la triplice dinamica di un’unica Salvezza. E in taluni casi si ferma. Non va oltre. Vede nel Mistero un’idea umana consolatoria, un enigma, e non una realtà che esiste e che opera in modo velato. Chi, al contrario, ha voluto nel corso dei secoli cercare luce dai dati biblici è riuscito a individuare tre aspetti.

1) Da una parte, nell’Evento Pasquale emerge un collegamento con il peccato delle origini (la ferita è sanata), e la Salvezza viene donata anche a tutte le generazioni che hanno preceduto l’Incarnazione del Figlio di Dio.

2) Dall’altra, Cristo non ha donato solo la Redenzione anche ai contemporanei, ma dal Suo Cuore trafitto ha fatto nascere la Chiesa.

3) E ancora, la «Passio Christi» e la Risurrezione hanno donato la Redenzione pure alle future generazioni.[20] Siamo quindi in presenza di un «Avvenimento» a raggio che scavalca il tempo e lo spazio. E che non è possibile «inquadrare» in schemi umani.[21]

Guardando a tale dinamica sono diverse le realtà che colpiscono. Tra queste, una rimane significativa. Si tratta del radicale mutamento nell’interazione Dio-umanità. Mentre nella vicenda del Paradiso Terrestre (Genesi) esiste una posizione divina che allontana e giudica negativamente l’autosufficienza umana (Genesi 3, 16-17 e successivi), nella «Passio Christi» esiste una linea di Misericordia: verso il «buon ladrone» (Vangelo secondo Luca 23, 39-43), verso i persecutori (Vangelo secondo Luca 23, 33-35), verso la Madre Addolorata (Vangelo secondo Giovanni 19, 25-27).[22]


L’insegnamento dell’Apostolo Paolo (Lettera ai Romani 5, 12-21)

L’insegnamento che si trova nei Vangeli è stato poi ripreso e approfondito anche dall’Apostolo Paolo. Quest’ultimo, nelle sue Lettere affronta diversi argomenti. In particolare, nel testo rivolto ai Romani (5, 12-21), egli presenta un confronto tra la figura di Adamo e quella di Cristo. Per facilità del lettore si riporta qui di seguito il testo in esame.

«Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Fino alla legge infatti c’era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini.

E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo saranno costituiti giusti.

La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore».[23]


Qualche sottolineatura

Per comprendere il modo con il quale San Paolo sviluppa le sue argomentazioni può essere utile memorizzare due dati. Da una parte, egli si definisce «fariseo quanto alla legge» (confronta anche Atti degli Apostoli 23, 6; 26, 5). Inoltre, usa metodi espositivi tipici delle scuole rabbiniche del tempo, integrandoli con i dati cristiani. In tale contesto, nella Lettera ai Romani l’Apostolo riprende la visione ebraica religiosa della storia (Genesi) e la amplia ulteriormente alla luce della venuta del Messia.

Nei primi quadri di riferimento delinea: la figura di Adamo, il peccato (disubbidienza), gli effetti del peccato, la diffusione del peccato. I concetti sono ripetuti come era in uso nell’insegnamento ebraico: «a causa di un solo uomo», «per la caduta di uno solo», «come per il peccato di uno solo», «se per la caduta di uno solo», «a causa di quel solo uomo», «per la colpa di uno solo», «per la disobbedienza di uno solo».

Paolo, comunque, prima di arrivare alla figura di Cristo, dimostra di conoscere l’insegnamento delle scuole rabbiniche. Lo si comprende quando fa riferimento alla Legge. Al riguardo, afferma che «fino alla legge infatti c’era peccato nel mondo», e poi scrive: «La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta».

L’Apostolo Paolo

Una immagine dell’Apostolo Paolo, Musei Vaticani (Città del Vaticano)

Questo aspetto lo si comprende se si conosce il significato della Legge per il popolo di Israele. Tale documento, che Mosè riceve dal Signore (Esodo 20, 2-17; Deuteronomio 5, 6-21)[24], non era per gli Ebrei un semplice atto giuridico. Si trattava piuttosto di un testo con impegni legati a una Alleanza tra Dio e il Popolo eletto.[25] Le affermazioni ivi contenute non mantengono solo un valore civile. Prima di tutto esprimono dei contenuti religiosi. Esiste quindi nella Legge una specie di sintesi tra il primato di Dio e le conseguenze di tale primato nella vita quotidiana del popolo ebraico in esodo.

Se è chiaro questo concetto, si può comprendere perché Paolo afferma che fino alla Legge c’era peccato nel mondo. Tale espressione vuol dire che, in assenza di una riconciliazione con Dio Creatore, ogni persona vagava nel mondo facendo l’esperienza del peccato, della sofferenza, della dispersione. Con la Legge mosaica, al contrario, si attivano nuove forme di comunicazione con l’Altissimo, e quindi la Presenza e l’azione divina diventano realtà che aiutano a non cadere, a rimanere in equilibrio, a rialzarsi.

In pratica, ed è questo l’insegnamento sulla Legge che dà piena coscienza della caduta, ogni figlio di Dio si può rendere conto degli effetti di una non comunione con Dio. Il peccato, quindi, è prima di tutto una non fedeltà.[26]


La novità di Cristo-Vita

La presentazione di quadri di riferimento riguardanti le origini (Adamo) viene inserita da Paolo in una dinamica di contrapposizione alla novità recata da Cristo-Vita. Anche con riferimento all’opera redentiva di Cristo, l’Apostolo usa ripetere delle continue sottolineature per evidenziare un unico concetto: «dono di grazia», «la grazia di Dio», «il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo», «per il dono di grazia», «il dono di grazia», «l’abbondanza della grazia», «ha sovrabbondato la grazia», «così regni anche la grazia». Tali ripetizioni, tipiche nell’uso ebraico (e medio-orientale in genere), hanno il fine di presentare la Nuova Alleanza.

Nel rapporto tra Dio e il Suo Popolo (la Chiesa) non vengono meno i precedenti insegnamenti, ma si verificano delle ulteriori progressioni: la forza di Dio è dimostrata nella liberazione della creatura umana dalla morte e dal peccato. L’azione pedagogica (prescrizioni religiose) assume nuovo significato alla luce della vita sacramentale (vita in Dio-Vita), la fedeltà di Dio a tutta l’umanità supera ogni logica nazionalista, ogni territorio, ogni confine.

In tal senso, proprio per l’aiuto della Grazia, Paolo può allora parlare di un «uomo nuovo» in Cristo (Lettera ai Colossesi 3, 1-11), e dello spirito che vivifica mentre l’applicazione rigida della sola lettera può diventare un ostacolo (Seconda Lettera ai Corinzi 3, 6).

In tale contesto, l’insegnamento paolino cita solo una volta l’episodio della disobbedienza di Adamo e di Eva nell’Eden. Non si trovano altri riferimenti. Questo significa che la realtà da cui iniziare la riflessione non è più il peccato delle origini, ma è la Risurrezione di Cristo. Ogni ragionamento, ogni lettura della storia, deve essere centrato su questo Avvenimento. In concreto, non viene disconosciuta la fatica del vivere, l’esperienza del peccato, il dramma delle tante divisioni, ma si afferma che ogni vicenda umana può mutare l’indirizzo dei propri passi attraverso una nuova libertà, una reale conversione, un sincero atto di fede, una fedele sequela dell’unico Maestro.


Il rapporto tra il Battesimo e Cristo-Vita

A questo punto, chi medita sulle parole di Cristo, riferite dai Vangeli, rimane colpito anche da un fatto. Il Signore Gesù non chiede agli Apostoli solo di annunciare la Buona Novella, ma anche di battezzare.[27] Il Battesimo, così, non rimane un semplice atto cultuale, di purificazione, penitenziale. Diventa, piuttosto, il modo con il quale Dio-Vita «entra» nell’essere creaturale, e lo trasforma interiormente.[28] Con la forza del Battesimo, unitamente a tutti i segni efficaci della Grazia Istituiti da Cristo per santificare ogni fedele (Sacramenti), viene donato al credente un sostegno particolare: per crescere nella vita in Dio, e per respingere le opere di ogni entità personale malefica che si contrappone alla Luce dell’unico Redentore.

In tale processo spirituale, la Grazia non cancella la natura. Piuttosto, le conferisce un aiuto soprannaturale per superare le fatiche di ogni giorno. Si comprende allora perché, dal giorno della Pentecoste in poi, la Chiesa ha celebrato e amministrato il Battesimo.[29] Ed è proprio su questo punto che gli Atti riferiscono di una esortazione dell’Apostolo Pietro: «Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo» (Atti degli Apostoli 2, 38).

Si delinea, così, un nuovo orizzonte. Emerge una diversa dinamica. Il Sacramento del Battesimo non rimane un semplice incoraggiamento, un mero rito di aggregazione, ma è un passaggio nell’intimità divina. Il suo carattere indelebile attesta che la fedeltà di Dio al Suo Popolo rimane anche se, un giorno, la cronaca dovesse registrare allontanamenti, rifiuti, apostasia (l’annotazione sul registro di battesimo della volontà di dissociazione dalla Chiesa). In tale contesto, il Disegno Redentivo ha ormai manifestato in pienezza i suoi effetti salvifici. In tale contesto, la progressione di tale dinamica presenta aspetti chiari:

1) Dio allontana dall’Eden (cioè da una situazione di equilibrio, di pace) coloro che non hanno riconosciuto il Suo primato. Promette, però, una difesa dell’umanità dalle insidie del serpente (simbolo di quanto si oppone a Dio), e preannuncia una vittoria finale sul male.[30] Con tale quadro di riferimento l’autore sacro ha inteso rappresentare una generale realtà umana di esodo terreno, ove riemergerà in ogni generazione la tentazione di sempre: «essere come Dio» (scelte di onnipotenza, dominanza, violenza, sopraffazione).

2) Dio garantisce la Sua Presenza accanto al Popolo di Israele (accompagnamento, sostegno nelle difficoltà, difesa dai pericoli).[31] In tale secondo contesto salvifico l’insegnamento riguarda la Paternità di Dio. Dall’interazione emerge Israele come interlocutore, ma rimangono molteplici i riferimenti a tutte le genti.[32] Anche se lo stesso Popolo Eletto costruirà nel tempo idoli, e sarà coinvolto da passioni e violenze, il Signore resterà il Dio Fedele.

3) Dio invia l’Emmanuele, il Messia[33] per salvare l’umanità dal peccato e dalla morte (Incarnazione, vita privata e pubblica, Evento Pasquale).[34] In tale contesto, Gesù rivela il Padre che è nei Cieli, e promette lo Spirito Paraclito. Nel suo operare rimette i peccati (Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31), sana gli infermi (Vangelo secondo Matteo 8, 1-4), resuscita i morti (Vangelo secondo Giovanni 11, 1-44).

4) Gesù Cristo istituisce i Sacramenti come mezzi efficaci della Grazia per la santificazione di ogni figlio di Dio.[35] Questi, derivano dall’Evento Pasquale. Sono anche finalizzati a sostenere l’edificazione del Corpo di Cristo (la Chiesa), a rendere culto a Dio, a esprimere e sviluppare la comunione di fede. Alla Chiesa, Sacramento di Salvezza, è chiesto dal Signore fede, sequela e missionarietà.


Il peccato originale e l’Immacolata Concezione di Maria

Tenendo conto di quanto delineato in precedenza, si potrebbe pensare a un disegno completo sul peccato originale, alla luce della Rivelazione. In realtà, la riflessione della Chiesa, fin dal periodo antico, ha inteso rivolgere anche una particolare attenzione alla figura della Vergine Maria nel Mistero della Redenzione. Sono stati così individuati dei doni che questa ha ricevuto da Dio. Al riguardo, nei diversi itinerari di studio e di vita contemplativa, alcuni dati biblici (diretti e indiretti) hanno anche illuminato su talune evidenze.

1) Maria è stata definita dall’angelo Gabriele «piena di Grazia» (Vangelo secondo Luca 1, 28). Ora, ciò che in italiano è tradotto con due termini, nel greco originale è un unico termine, con profondi significati teologici: «Ricolmata (nel passato) e ricolma (ora) di grazia (da parte di Dio)». In sintesi: «Ricolmata di grazia (divina)». Ciò è riaffermato anche nel successivo versetto 30: «Hai trovato grazia presso Dio».[36]

2) Maria è stata il primo tabernacolo dell’Altissimo (Vangelo secondo Luca 1, 31; 1, 39). Per accogliere il Figlio di Dio (senza peccato) nel grembo di una donna era necessario un ambiente creaturale non segnato dagli effetti del peccato.

3) Maria non doveva solo accogliere, ma era chiamata a essere testimone, discepola, e a svolgere un ruolo unico: quello di Madre della Chiesa (Vangelo secondo Giovanni 19, 25; Atti degli Apostoli 1, 13). Per adempiere a tale compito doveva ricevere una particolare «protezione». Ogni realtà avversa a Dio, infatti, le avrebbe ostacolato la missione.

4) Contemplando allora il Disegno divino su Maria, la Chiesa ha preso consapevolezza dell’importanza di riconoscere in Lei: l’Immacolata, la Donna che è priva di ogni macchia di peccato originale fin dal momento nel quale venne concepita.[37] Ciò è importante per i fedeli: se la Madonna non fosse Immacolata non potrebbe essere Ausiliatrice.


Il dibattito tra i teologi

Non mancarono, però, a questo punto, diverse voci che mostrarono riserve sul titolo di Immacolata da riservare alla Madonna. Sembrava, infatti, che tale riconoscimento rendesse meno centrale il ruolo dell’unico Salvatore: Gesù Cristo. In termini più semplici si affermava: solo dopo l’Evento della Redenzione l’umanità intera è stata salvata dal peccato e dalla morte. E si aggiungeva: anche Maria è stata una creatura umana.

La riflessione teologica, però, non ha cessato di meditare sulle caratteristiche dell’azione divina.[38] Ed è arrivata a un punto chiave: la Storia di Dio non si identifica con quella dell’umanità. Questa, infatti, è segnata dal tempo e dallo spazio. Quella divina no. Per Dio vale solo l’eternità. Si poté aprire in tal modo la strada che facilitò la proclamazione di Maria Immacolata. Dio Creatore e Padre opera in un’altra dimensione. Può quindi, in previsione dei meriti del Figlio Gesù, preservare una creatura umana dagli effetti del peccato originale. In tal senso, si viene a configurare una «redenzione preventiva».[39]

In tale contesto, il Beato Pio IX[40], nella Bolla Ineffabilis Deus del 1854, definì la Madonna preservata dal peccato originale fin dal primo istante della sua esistenza.

Ecco la sua dichiarazione: «La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia e un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale».[41]

Il 25 marzo del 1858, la «Bella Signora» apparsa a Bernadette Soubirous nella Grotta di Massabielle (Lourdes) si presentò con queste parole: «Io sono l’Immacolata Concezione».[42]


Qualche considerazione di sintesi

Sarebbe affrettato pensare al peccato originale come a una storiella inventata per rispondere in qualche modo a delle domande difficili. La descrizione dell’episodio di contrasto tra Dio e l’Umanità non può essere considerato un «non messaggio». L’insegnamento chiave esiste. Si tratta solo di individuarlo alla luce dei dati scritturistici. In tal senso, alcuni commenti di Genesi 3, emersi nei secoli, sembrano indulgere verso impostazioni riduttive, in altri casi ridicole, specie quando ci si è voluto concentrare sull’ambito sessuale. Il vero peccato originale rimane la tentazione, il tentatore che dice: «Sarete come Dio». Questo è alla fine, forse, il sottile desiderio: intervenire fino al punto di modificare la natura umana.


Alcune indicazioni bibliografiche

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U. Bellocchi (a cura), Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, volume IV: Pio IX (1846-1878), pagine 319-329, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1995

Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), I sacramenti. Segni di Dio nel mondo, Cantagalli, Siena 2019

Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Città del Vaticano 1997

Concilio Ecumenico di Trento, Decreto sul peccato originale, 17 giugno 1546 (Denzinger, numeri 1510-1516)

L. Cova, Peccato originale. Agostino e il Medioevo, Il Mulino, Bologna 2014

A. M. Dubarie, Il peccato originale. Prospettive teologiche, EDB, Bologna 2013

S. Grasso, Ma Dio interviene nella storia?, Città Nuova, Roma 2022

La Sacra Bibbia, CEI-UELCI, San Paolo, Cinisello Balsamo 2008

H. Jedin, Storia del Concilio di Trento, Morcelliana, Brescia 2009-2010

R. Penna (a cura di), Dizionario di Paolo e delle sue Lettere, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (edizione italiana del Dictionary of Paul and His Letters, a cura di G. F. Hawthorne, R. P. Martin e D. G. Reid, 1993)

Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, a cura di G. Ghiberti e di F. Mosetto, Elledici, Leumann (TO) 1998

G. Ravasi, Il libro del Genesi, EDB, Bologna 2000

G. Ravasi, I Vangeli, EDB, Bologna 2016

G. Ravasi, I Vangeli del Dio risorto, Paoline, Milano 1995

G. Ravasi, Lettera ai Romani, EDB, Bologna 1990.


Note

1 Genesi: in principio. Quello del Genesi è il primo libro della Torah («istruzione, insegnamento») del Tanakh ebraico (Tanakh è l’acronimo, formato dalle prime lettere delle tre sezioni dell’opera secondo la tradizionale divisione ebraica, con cui si designano i testi sacri dell’Ebraismo).

2 Bibbia Ebraica, a cura di rav Dario Disegni, Giuntina, Firenze 1995.

3 Fonte Sacerdotale e Fonte Jahvista.

4 Non sono quindi «immagine di Dio», ma esseri creaturali fatti «a immagine di Dio». Ciò vuol dire che esprimono l’importanza della «fonte» (il Creatore) attraverso le doti naturali ricevute (doni divini). Il termine «somiglianza con Dio» esprime la vita in Dio Amore. In tal modo la Creazione non è un fatto statico ma rimane un evento sempre dinamico.

5 «Eden» è un sostantivo ebraico che significa «piacere, delizie». ;Non si può localizzare.

6 Nell’esperienza del popolo di Israele in esodo, i serpenti velenosi del deserto causavano con la loro presenza notturna tra le tende la morte di chi era morso. Per tale motivo, si volle simboleggiare nella figura del serpente l’entità maligna, astuta, avversa a Dio Creatore, capace di condurre gli esseri umani verso itinerari di contrapposizione al Signore.

7 G. Ravasi, Il Libro del Genesi, Mondadori, Milano 2019.

8 Paolo di Tarso (il nome ebreo era Saul; Santo). Nativo di Tarso (5 avanti Cristo), in Cilicia (Centro-Sud della Turchia). Morto martire nel 67 circa. Apostolo delle Genti. Autore di importanti scritti cristiani.

9 Confronta anche: Prima Lettera ai Corinzi 15, 21.

10 Vuol dire: vivranno in pienezza (nota dell’Autore).

11 G. Ravasi, Lettera ai Romani, Edizioni Dehoniane, Bologna 1990.

12 Confronta a esempio: Paolo VI, Discorso ai partecipanti al Simposio sul mistero del peccato originale. Città del Vaticano, lunedì 11 luglio 1966. Catechismo della Chiesa Cattolica, parte prima (la professione di fede), sezione seconda (la professione della fede cristiana), capitolo primo, articolo 1, paragrafo 7: La caduta.

13 Su questo punto confronta anche: Vangelo secondo Luca 2, 46.

14 Probabilmente il Genesi costituisce una raccolta (avvenuta in epoca post-esilica) di più scritti di periodi storici diversi (ipotesi documentale). Si è arrivati in tal modo alla redazione del documento sacerdotale, che avrebbe inglobato versioni precedenti elaborate dalla tradizione Jahwista (IX o X secolo avanti Cristo?) ed Elohista (tra il IX e l’VIII secolo).

15 «Eden» è un sostantivo ebraico che significa «piacere, delizie».

16 Gesù è l’adattamento italiano del nome aramaico Yeshu’a, passato in greco biblico come Iēsoûs e in latino biblico come Iesus. Si tratta di una tarda traduzione aramaica del nome ebraico Yehoshu’a), ovvero Giosuè che ha il significato di: «YHWH è salvezza», «YHWH salva».

17 AA.VV., Mistero Pasquale, in: «Communio», Jaca Book, Milano 2010 (numero monografico). Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), ;Gesù di Nazaret. Dall’ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2007. R. Cantalamessa, Il mistero pasquale, Àncora, Milano 1999.

18 Vangelo secondo Marco 10, 45; Vangelo secondo Matteo 20, 28.

19 Vangelo secondo Giovanni 12, 20-33.

20 Confronta anche: G. O’Collins, Gesù nostro redentore. La via cristiana alla salvezza, Queriniana, Brescia 2009.

21 Su questo punto confronta anche: Pio XII, Discorso ai Membri della Pontificia Accademia delle Scienze, 22 novembre 1951, in: «I papi e la Scienza nell’epoca contemporanea», a cura di M. S. Sorondo, Jaca Book, Milano 2009, pagine 118-129.

22 G. Ravasi, Le sette parole di Gesù in croce, Queriniana, Brescia 2022 (seconda edizione).

23 R. Penna, Lettera ai Romani. Introduzione, versione, commento, Edizioni Dehoniane, Bologna 2022.

24 Conferenza Episcopale Italiana, La Sacra Bibbia, CEI-Unione Editori e Librai Cattolici Italiani, Roma 2008.

25 G. De Virgilio, L’alleanza, esperienza di amicizia con Dio e di fraternità tra gli uomini, in: «Note di Pastorale Giovanile», numero 7, 2004.

26 G. Ravasi, Lettera ai Romani, Edizioni Dehoniane, Bologna 1990.

27 Vangelo secondo Matteo 28, 18-20. Confronta anche: Vangelo secondo Luca 3, 16: «Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

28 In ogni catechesi si insiste sul concetto di morire con Cristo e di risorgere con Lui.

29 S. Cipriani, Battesimo, in: P. Rossano, G. Ravasi, A. Girlanda (a cura di), «Nuovo Dizionario di Teologia Biblica», Edizioni Paoline, Milano 1988.

30 Genesi 3, 15. Vangelo secondo Marco 16, 16.

31 Confronta anche: G. Rossé, L’esperienza di Israele con Dio alla luce dell’alleanza sinaitica, in: «Nuova Umanità», anno IX, numero 51, maggio-giugno 1987, pagina 9 e seguenti.

32 Confronta anche: A. Bergamini, Le genti nella storia della Salvezza, Dissertatio ad Baccalaureatum in S. Theologia adsequendum, Moderator: Alberto Mello, Pontificia Universitas Antonianum, Facultas Scientiarum Biblicarum et Archaeologiae Studium Theologicum Jerosolymitanum, Hierosolymis 2015.

33 Confronta anche Vangelo secondo Giovanni 6, 37-40.

34 Confronta anche: «Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. Le dice Gesù: “Sono io, che parlo con te”». Vangelo secondo Giovanni 4, 25.

35 Confronta anche: Vangelo secondo Marco 16, 15-18.

36 G. Ravasi, I Vangeli del Dio con noi, Paoline, Milano 1993, pagina 58.

37 Su questo punto confronta anche: AA.VV., Mariologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009.

38 Confronta anche: Congresso Mariologico Francescano, La Scuola Francescana e l’Immacolata Concezione, a cura di S. Cecchin, Pontificia Accademia Mariana Internazionale, Città del Vaticano 2005.

39 Confronta anche l’affermazione dell’Evangelista Luca: «Nulla è impossibile a Dio» (Vangelo secondo Luca 1, 37).

40 Pio IX (nato Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro Mastai-Ferretti; 1792-1878; Beato). Il suo Pontificato durò dal 1846 alla morte.

41 Pio IX, Costituzione Apostolica Ineffabilis Deus, definizione dogmatica dell’immacolato concepimento della Beata Vergine Maria, 8 dicembre 1854.

42 Confronta anche: R. Laurentin, Lourdes, Mondadori, Milano 2002.

(luglio 2023)

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