Storia della Cambogia
Un Paese con una lunga storia e una vita molto tormentata

La Cambogia si presenta oggi come un Paese piccolo ed estremamente povero, nei secoli passati costituì invece il maggiore Regno della Penisola Indocinese ed i resti di tale periodo ci appaiono ancora oggi come grandiosi.

La facciata di Angkor Wat

Henri Mouhot, La facciata di Angkor Wat, circa 1860

Fra il I e il VII secolo si costituì sotto l’influenza culturale dell’India il primo Stato Khmer, che progressivamente arrivò a comprendere buona parte dell’Indocina, nell’802 lo Stato assunse un carattere centralizzato con un Monarca potente e divinizzato, dove convivevano culti buddisti e induisti. Nello stesso periodo iniziò la costruzione del più grande complesso cultuale al mondo, Angkor, comprendente centinaia di templi buddisti e induisti. Nel 1113 venne eretto Angkor Wat, il maggiore dei templi, dedicato a Vishnù, la cui forma simboleggia la Montagna Sacra. Tuttavia non molto tempo dopo, nel Duecento, iniziarono contrasti di Corte, lotte politiche interne e le aggressioni da parte dei Thai e dei Vietnamiti, nei secoli successivi si assistette quindi ad una decadenza irreversibile della grande civiltà. Il Paese ridotto per dimensioni divenne soggetto alla Thailandia e al Vietnam successivamente. Per far fronte a tale situazione il Re Cambogiano Norodom firmò nel 1863 un accordo di protezione con i Francesi. La Monarchia non venne abolita ma progressivamente l’esercizio del potere effettivo passò alla Francia. Durante la Seconda Guerra Mondiale i Giapponesi occuparono il Paese ma mantennero almeno formalmente l’autorità del Governo di Vichy. Dopo la fine del Conflitto Mondiale il Governo Francese riconobbe la progressiva indipendenza di Laos, Cambogia e Vietnam come Paesi membri dell’Unione Francese, ma mentre il Laos e la Cambogia si davano istituzioni democratiche, in Vietnam assumeva il potere in larga parte del territorio il Vietminh capeggiato dai comunisti osteggiato dall’Imperatore Bao Dai sostenuto dai Francesi. Laotiani e Cambogiani tentarono di mantenersi neutrali ma subirono diverse occupazioni da parte dei comunisti vietnamiti.

Con un gesto inconsueto nel 1955 il Re Cambogiano Norodom Sihanouk, un personaggio molto particolare che nel corso della sua vita prese posizioni antitetiche, abdicò a favore del padre e fondò il movimento politico Comunità Socialista Popolare che si ispirava a una sorta di socialismo buddista. Il nuovo partito egemonizzò la vita politica ed economica del Paese creando un diffuso malumore e il peggioramento della situazione economica. Nel 1970 Sihanouk venne rovesciato da un voto dell’Assemblea Nazionale e dal Primo Ministro, il Generale Lon Nol, che si impegnò a combattere i Nord Vietamiti e i Vietcong penetrati nel Paese nonché i comunisti locali conosciuti come Khmer Rossi. Come ricorda Henry Kissinger in Anni di crisi, dopo gli Accordi di Parigi del 1973 sulla pacificazione del Vietnam e lo sgombero militare dei Paesi vicini: «Fu sulla Cambogia che Le Duc Tho [capo comunista del Vietnam del Nord] superò se stesso. Come nel caso del Laos pretendeva che prima del ritiro delle truppe si arrivasse a una sistemazione politica. Ma l’unica sistemazione politica che prendeva in considerazione era l’eliminazione di Lon Nol e la vittoria totale dei comunisti». Gli Stati Uniti si impegnarono nell’eliminazione degli invasori comunisti in quel Paese ma trovarono diverse limitazioni da parte del Congresso Americano ormai stanco della difficile guerra, tentarono una riconciliazione fra Lon Nol e Sihanouk, ma quest’ultimo preferì porsi a capo (senza poteri reali) dei Khmer Rossi. Scrive sempre Kissinger «Com’era naturale in Cambogia la situazione cominciò a deteriorarsi. La guerriglia combattuta con incredibile crudeltà dai Khmer Rossi aiutati dai Nord Vietnamiti spinse un gran numero di profughi dalle campagne nelle città… Il suo Governo [di Lon Nol] mostrava sintomi di progressiva demoralizzazione che si tradussero in lotta tra fazioni, in corruzione e in inefficienza». Nel 1975, dopo l’attacco su vasta scala dei Nord Vietnamiti contro Saigon, i comunisti locali capeggiati da intellettuali contrari ai Nord Vietnamiti e che si erano formati negli ambienti comunisti di Parigi presero il potere.

Il nuovo regime con a capo Pol Pot, ispirato ad una ideologia comunista egualitarista ruralista, impose uno dei più brutali regimi della storia umana realizzato con i peggiori crimini contro l’umanità. Le stime del numero di uccisioni variano dagli 800.000 ammessi dallo stesso Pol Pot ai 2.000.000 dello studioso Rudholph Joseph Rummel, si tratterebbe quindi mediamente dell’uccisione del 20-35% dell’intera popolazione cambogiana, una quota che non trova riscontro in nessun altro evento storico. Significativo che le uccisioni avvennero raramente attraverso la fucilazione ma mediante le percosse e il fracassamento del cranio. Fra i primi provvedimenti del nuovo Governo si ebbe la deportazione dell’intera popolazione di Pnom Penh e delle altre grandi città compresi anziani, bambini e infermi che presto morirono durante le marce forzate. Chiunque avesse condotto studi superiori o conoscesse le lingue straniere venne considerato un essere impuro degno di essere eliminato. Le minoranze etniche ed in particolare le popolazioni dell’Est che avevano conosciuto l’occupazione e la «rieducazione» nord vietnamita furono perseguitate. Per tutto il periodo di Governo si distinsero due popolazioni: quella contadina originale e quella «contaminata» proveniente dalle città. I nuovi Cambogiani dovevano rinunciare a tutti i loro beni, alla loro identità (con il sequestro dei documenti personali), adottare un abbigliamento particolare del tutto uniforme, sottoporsi a corsi di indottrinamento e tenere un comportamento anche nel campo privato rigidamente regolamentato dall’alto, comprese restrizioni sulla sessualità. Un ruolo particolare lo avevano i ragazzi, come i giannizzeri dei secoli passati, questi giovani orfani o sottratti alle famiglie da piccoli che non avevano radici e non conoscevano nulla del mondo esterno, erano in pratica degli automi, obbedienti esecutori di ordini. Nel campo economico tutto era concentrato nella produzione di riso con «metodi rivoluzionari», utilizzando terre inadatte alla coltivazione e la costruzione di grandi opere di canalizzazioni delle acque con progetti realizzati ovviamente da non borghesi, il risultato fu la carestia. Diversamente da altri Paesi Comunisti il grande leader del Paese evitava di mostrarsi in pubblico e per i Cambogiani rimase un personaggio misterioso, conosciuto come Fratello Numero 1.

Soldati dei Khmer Rossi

Soldati dei Khmer Rossi in uniformi nere a Phnom Penh, aprile 1975

Il regime dei Khmer Rossi non durò a lungo, nel 1979 il Vietnam Comunista (con uno degli eserciti più potenti al mondo) invase la Cambogia, mentre i comunisti cambogiani ritornavano alla guerriglia nelle foreste e si davano un nuovo leader e un programma politico meno estremista. L’occupazione vietnamita introdusse un regime meno coercitivo, ma provocò l’intervento militare della Cina contro il Paese aggressore che seguiva una politica filo russa. Il nuovo Governo Comunista ebbe termine con il nuovo assetto politico nel mondo comunista determinato da Gorbaciov e quindi il ritiro dei Vietnamiti nel 1989. Successivamente si tennero le elezioni sotto l’egida dell’ONU, i monarchici di Sihanouk ottennero la vittoria, nonostante l’organizzazione dei Khmer Rossi (successivamente destinata a sparire) cercasse di boicottare la consultazione. Si formò un Governo di coalizione con gli ex comunisti filo vietnamiti, ma la tormentata vita del Paese non ebbe termine, nel 1997 i membri comunisti del Governo attuarono un colpo di Stato e sebbene dessero vita ad un regime non estremista con delle elezioni simulate, colpirono attraverso misteriosi assassinii diversi oppositori politici e fino ai giorni nostri continuano a mantenere il potere. Il Paese risente ancora oggi del disordine e della mattanza degli uomini colti che avrebbero dovuto guidare la società.

(maggio 2016)

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